domenica 26 novembre 2017

FICO: CONTADINI, UN SUPPORTO PUBLICITARIO?



Il 15 novembre sono state aperte le porte di FICO, un parco dei divertimenti dell’agro alimentare made in Italy. E’ un grande progetto multimilionario animato da EATALY, COOP, società di capitali, istituti finanziari (banche, assicurazioni etc.) e grandi imprese dell’agro-alimentare. E’ un parco di circa 10 ettari alle porte di Bologna che ospiterà oltre un centinaio di aziende, una quarantina di ristoranti, due campi coltivati, serre, capi di bestiame, laboratori di trasformazione e quant’altro necessario per dare vita ad un grande centro commerciale/parco divertimenti/itinerario didattico-divulgativo-promozionale. L’opera, costata oltre 150 mln di euro di investimenti, prende forma in un’area di proprietà pubblica del valore di 55 mln di euro concessa gratuitamente dal comune di Bologna al patron di EATALY Oscar Farinetti e alla società costituita Ad Hoc per la gestione del parco.
Le critiche mosse nei confronti di questa maxi opera in pieno stile e continuità con l’appena conclusa e fallimentare esperienza di EXPO, sono numerose e provengono da diversi fronti.
Noi, contadine e contadini, dell’Associazione Rurale Italiana, oltre ad esprimere piena solidarietà e partecipazione nei confronti di chi in questi giorni ha contestato l’inaugurazione del mega progetto, consideriamo questo progetto inutile, dispendioso e soprattutto assolutamente incapace di dare voce e rappresentazione dell’agricoltura contadina del nostro paese.
Essere contadini e produrre in modo contadino vuol dire valorizzare e promuovere la piccola produzione dei territori, fatta di tradizione e innovazione, conoscenza delle colture e risorse delle diverse aree del nostro paese, significa produrre in maniera solidale, stabilire un prezzo equo dei prodotti che sia rispettoso della dignità delle persone e del lavoro e capace di proporre prodotti di qualità anche per chi subisce più pesantemente la crisi economica. Produzione contadina significa alta intensità di lavoro e non di capitali e implica cura del territorio, delle sue risorse naturali al fine della tutela del patrimonio ecologico-ambientale e della biodiversità agricola. “Solo un incompetente può dire di racchiudere “tutta la meraviglia della biodiversità italiana in un unico luogo” come si legge nella propaganda di FICO, ricorda Roberto, contadino delle montagne piemontesi che recupera alla coltivazioni grani antichi.
Non esiste nessuna Fabbrica Contadina perché le nostre vite ci appartengono e non sono merce che si fabbrica.
I grandi attori nell’agro alimentare italiano (EATALY, COOP, Granarolo) fanno propaganda ed i governi e le istituzioni si mobilitano: vengono messi a disposizione finanziamenti, servizi di supporto, affidamento di beni e patrimonio pubblico a titolo gratuito (come se questi colossi avessero scarsi capitali da impiegare in qualsivoglia iniziativa) e applicate leggi speciali che consentono e supportano l’azione di questi operatori.
Da anni migliaia di veri contadini di questo paese, quelli che fanno vivere oltre 700.000 aziende di piccola dimensione, attendono l’approvazione di una legge che riconosca la loro specificità, la loro funzione sociale, i loro diritti e che legittimi, riconosca e valorizzi il lavoro sia di produzione agricola che di cura del territorio, in accordo con quanto previsto dalla Costituzione Italiana.
FICO, per noi di Associazione Rurale Italiana, è solo un’altra trovata propagandistica di chi, governando le istituzioni, si ostina a non voler conoscere e riconoscere il ruolo di veri protagonisti ad una classe, quella contadina, che nonostante i sacrifici e le vessazioni subite non si presta alla strumentalizzazione di quanti coinvolti in queste grandi opere di menzogna.

Lanciamo la sfida a i nostri governanti presenti e futuri: se volete veramente tutelare e promuovere l’agricoltura contadina fatevi avanti per l’approvazione della legge sull’agricoltura contadina, frutto di una partecipata campagna nazionale e che giace da diversi anni in commissione agricoltura del Parlamento e riconoscere così i diritti di chi davvero in questo paese - e nel resto del Pianeta - produce la quasi totalità di quello che finisce in tavola. Una sfida che non costa soldi ma richiede solo un gesto di rispetto per la dignità di donne e uomini che sono ancora il motore più efficace di una delle grandi agricolture del mondo.

mercoledì 28 giugno 2017

TRE GIORNI DI FESTA CON LA COMUNITA’ DI MONDEGGI 30 giugno 1-2 luglio

L’esperienza di Mondeggi Bene Comune Fattoria Senza Padroni da oltre tre anni lavora e si impegna nel contrastare l’alienazione della fattoria di Mondeggi, rivendicando la terra come bene comune, grazie alla comunità che la presidia, la cura e la custodisce attraverso pratiche di autogoverno per trasmetterla in buone condizioni alle genarazioni future.
Per questo nei giorni 30 giugno e 1 e 2 luglio sarà celebrato il terzo anno di custodia popolare delle terre di Mondeggi e a tale scopo si invita tutta la cittadinanza a partecipare a queste giornate di festa.
Nonostante le istituzioni, proprietarie del bene e responsabili del suo degrado, rifiutino ancora un confronto costruttivo con questa ormai grande porzione di popolazione attiva, abbiamo deciso di continuare la nostra sperimentazione e di fare un grande passo in avanti.
Noi comunità di Mondeggi siamo infatti l’unico soggetto che da più di tre anni si occupa della terra e degli immobili impedendone un degrado irreversibile: abbiamo pertanto deciso di formalizzare questo nostro impegno e responsabilità all’interno di una “DICHIARAZIONE DI GESTIONE CIVICA” del bene comune agricolo di Mondeggi.
Partendo da questo documento, grazie anche alla collaborazione e al confronto con altre esperienze nazionali più evolute in questa direzione, nel corso dei tre giorni di festa potremo discutere e approfondire il significato di uso civico, gestione civica di un bene comune, e tutto ciò che concerne le pratiche di autogoverno caratterizzate dall’orizzontalità decisionale.




Ricordiamo..
– che è possibile campeggiare intorno alla fattoria
– di portarsi bicchiere, piatto e posate
– se possibile, di lasciare il proprio cane a casa
– di portare i propri arnesi da lavoro, ogni competenza sarà utile
-di organizzarsi più possibile con altri, in modo da non avere un eccessivo afflusso di auto
Via di Mondeggi n° 4, Bagno a Ripoli, Firenze
Come arrivare..
In bus: da Piazza San Marco (pochi passi dalla stazione di Santa Maria Novella) prendi bus n° 32 (direzione Antella) > scendi al capolinea >
sali a piedi per Croce a Balatro, continua per 1km circa verso Mondeggi
oppure
sempre da Piazza San Marco prendi bus n° 31 (direzione Grassina) > Scendi alla fermata “Grassina 02” > prendi bus n° 49 (direzione S.Polo) >
scendi alla fermata “Castel Ruggero” > sali a piedi per circa 1km
In macchina: da Autostrada A1 > Uscita Firenze Sud > Mantieni la destra per Ponte a Ema/Greve/Siena > segui le indicazioni per Grassina > dopo il centro abitato segui indicazioni per “Villa Mondeggi”
oppure
da Raccordo FI-SI > uscita Firenze Impruneta > imbocca A1 verso Firenze/Pisa Nord > Uscita Firenze Sud > come sopra

domenica 12 marzo 2017

Associazione Fondiaria, strumento per la gestione del frazionamento fondiario nelle aree interne


L’apocalisse culturale che ha attraversato le comunità rurali delle aree interne italiane nel corso del ‘900 ha prodotto un graduale processo di abbandono delle attività agricole, con conseguente perdita di paesaggio e residualizzazione di tutte quelle culture im-materiali collegate alle pratiche secolari dell’agricoltura. Una delle tanti cause che ha alimentato l’abbandono va colta nel frazionamento fondiario, conseguenza del diritto di successione che prevede la ripartizione del patrimonio tra gli eredi così che un’azienda agricola o una superficie agricola nel tempo hanno subito continui frazionamenti.
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Diversamente da quanto è accaduto nelle zone alpine “germanofone“, dove l’istituto giuridico del “maso chiuso” (o di analoghi dispositivi) ha di fatto impedito la divisione della superficie di un’azienda agricola al di sotto di determinati valori, nel resto delle Alpi la ridotta produttività del lavoro sugli appezzamenti agricoli frazionati diviene economicamente e socialmente non più sostenibile e funzionale generando a larga scala un territorio incolto e abbandonato. Questo territorio viene successivamente interessato da invasioni di arbustive e arboree, che connotano larga parte di quella fascia coltivata collinare e montana compresa tra i 500 ed i 1000 metri, oggi in uno stato di progressivo abbandono.
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L’abbandono delle terre e l’incremento della superficie forestale, che fino ad un certo punto potrebbe essere stato visto in modo favorevole in quanto vedeva terminare l’eccessivo sfruttamento del territorio nelle valli alpine durato fino ai primi decenni del ‘900, si è poi protratto nel tempo superando determinati “valori di soglia” assumendo e diventando penalizzante per la montagna e per le attività economiche ad essa legate. Oggi ci troviamo in una situazione dove è necessario arrivare ad una gestione sostenibile attraverso l’uso attivo del territorio.
Il frazionamento fondiario ha di fatto “ingessato” qualsiasi intervento operativo in collina ed in montagna. Il più importante strumento a disposizione per la ricomposizione del puzzle di proprietà fondiarie frammentate e di campi abbandonati, è l’Associazione Fondiaria.
Il modello francese.
La legislazione francese – Legge sullo sviluppo pastorale n ° 72-12 del 3 gennaio 1972 JORF del 6 gennaio 1972 – promuove l’accorpamento delle proprietà abbandonate attraverso l’Association foncière pastorale (AFP) e i Groupements pastoraux, garantendo anche l’apporto delle associazioni di produttori.
Gli AFP individuano tre strumenti d’azione:
  • i gruppi pastorali – raggruppamento di agricoltori – pastori di pascoli estivi
  • le associazioni fondiarie pastorali – raggruppamento di proprietari terrieri
  • le convenzioni pascoli perenni (specifico tipo di contratto di locazione pastorale per lo sfruttamento dei pascoli)
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Nel corso del 2012 sono state costituite in Italia le prime due Associazioni fondiarie:
 1) nel Comune di Briga Alta (Cuneo), frazione Carnino in Val Tanaro, in zona prettamente alpina nel Parco del Marguareis con gli obiettivi di:
  • Aumento della produttività unitaria grazie all’accorpamento fondiario
  • Rilanciare l’agricoltura in zone marginali grazie alla gestione collettiva di più parcelle di terreno da parte di un unico soggetto
  • Gestione sostenibile del territorio attuando piani aziendali (ad es. piani di pascolo) e possibilità di imporre regole in cambio di servizi e garanzie fornite al fruitore
  • Creazione delle condizioni base per il ritorno e reinsediamento di imprese agricole e sviluppo di micro-economie locali
  • Sviluppo di partenariati sia con soggetti pubblici che privati per progetti di miglioramento fondiario e sviluppo rurale
  • Accesso a programmi di finanziamento quali PSR etc. (una volta che le Asfo saranno riconosciute)
  • Rafforzamento di uno spirito comunitario mediante occasioni di confronto e condivisione tra i soci
2) nel Tortonese, nel Comune di Avolasca (Alessandria), in zona tipicamente collinare e alto-collinare.
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Cos’è un’associazione fondiaria

È una libera unione fra proprietari di terreni pubblici o privati, eventualmente patrocinata da un Comune capofila. L’obiettivo è raggruppare terreni agricoli e boschi, abbandonati o incolti, per consentirne un uso economicamente sostenibile e produttivo. Le attività di gestione dei terreni conferiti all’associazione avvengono nel rispetto delle buone pratiche agricole, degli equilibri idrogeologici, della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio e nel segno dell’economicità ed efficienza della gestione. Ogni associato conserva la proprietà dei suoi beni, che non sono usucapibili, ed esercita il diritto di recesso dalla sua adesione nel rispetto dei vincoli temporali contrattuali tra l’associazione fondiaria e i gestori. Le associazioni fondiarie acquistano la personalità giuridica e sono riconosciute con l’iscrizione, autorizzata con provvedimento della struttura regionale competente, nel Registro regionale delle persone giuridiche private.
Le attività delle associazioni fondiarie. Le associazioni fondiarie si occupano di:
– gestire le proprietà conferite dai soci o assegnate;
– redigere e attuare il piano di gestione, in cui sono individuate le migliori soluzioni tecniche ed economiche in funzione degli obiettivi di produzione agricola e forestale e di conservazione dell’ambiente e del paesaggio;
– partecipare all’individuazione dei terreni silenti (di cui non si conosce il proprietario) e al loro recupero;
– provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei fondi e delle opere di miglioramento fondiario.
Gli obiettivi gestionali possono essere molteplici in relazione alle caratteristiche dell’area interessata. I modelli d’impresa oggi proponibili:
  • l’Azienda pastorale attrezzata stagionale;
  • l’Azienda pastorale integrata con altre realtà pastorali alpine (alpeggio estivo), di pianura o collinari (pascolamento primaverile, autunnale e svernamento);
  • l’Azienda foraggero pastorale stanziale;
  • l’Azienda agro-pastorale stanziale integrata con alcune coltivazioni di specie diverse: alimentari, aromatiche, associate all’allevamento.
La prima Associazione Fondiaria alpina è nata a Carnino, una minuscola frazione del comune di Briga Alta in alta Val Tanaro (Cn). L’ultimo allevatore, ci è salito almeno quindici anni fa, quando i prati, che un tempo venivano coltivati, sono stati definitivamente abbandonati. Capire il perché non è difficile. È sufficiente consultare una qualunque mappa catastale del territorio: figli, parenti, cugini e discendenti delle vecchie famiglie si sono divisi sempre più le eredità dei loro vecchi, fino a ottenere una serie di appezzamenti di pochi metri quadrati, spesso intestati a proprietari irreperibili. Una situazione che ha reso i terreni di Carnino inutili dal punto di vista produttivo perché è impossibile pretendere che un allevatore contatti decine e decine di proprietari dei terreni fino ad avere un’area sufficiente per il pascolo. In questo modo si sono persi i segni di quelle agricolture eroiche che hanno definito il paesaggio delle nostre montagne: pian piano il bosco si è mangiato terrazzamenti, gradonamenti e opere idrauliche, cancellando un patrimonio di biodiversità creatosi in millenni di attività umana.
Approfondisci
Accesso alla terra nelle aree interne: tanti terreni, poca terra sul Blog della Scuola Ambulante
Creare un’associazione fondiaria? Si può in Dislivelli del 15 settembre 201o
L’Associazione fondiaria per rivitalizzare l’agricoltura in montagna – di Andrea Cavallero Docente dell’Università di Torino – Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio
La terra Raccolta – articolo di Altraeconomia del 10 febbraio 2016


fonte: https://scuolaambulantediagricolturasostenibile.wordpress.com/2017/02/13/associazione-fondiaria-strumento-per-la-gestione-del-frazionamento-fondiario/