martedì 30 luglio 2013

12 ottobre Mobilitazione in difesa dei territori, contro colonialismi vecchi e nuovi


In difesa dei territori e dei beni comuni, contro vecchi e nuovi
colonialismi

“Il 12 ottobre 1492 l'America scoprì il capitalismo..."
(E.Galeano)

Siamo donne e uomini che si oppongono quotidianamente al saccheggio
sistematico dei nostri territori e dei beni comuni, alla vorace
produzione di profitti su beni e risorse che appartengono a tutti e sono
fondamentali per le nostre vite, alla continuativa espropriazione della
ricchezza collettiva a favore dei mercati e degli interessi del
capitalismo neoliberista.

Ma affermando i nostri no, affermiamo nuovi e diversi si.
Lo facciamo praticando una nuova partecipazione e ambiti di democrazia
diretta, immaginando territori sostenibili nelle loro produzioni e
consumi, realizzando una nuova cooperazione sociale, impegnandoci
collettivamente alla costruzione delle dinamiche del comune.

Su questa base, l’assemblea conclusiva del campeggio del monte Amiata ha
indicato una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12
ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire
da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in
tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una
cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una
manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto
all’abitare.
La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori
indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.
Il 12 ottobre è la conquista dell'America e, simbolicamente, rappresenta
l'ultimo giorno di libertà per le popolazioni indigene e native,
l'inizio della colonizzazione del continente Americano.
Qui da noi le mobilitazioni territoriali del 12 ottobre vogliono essere
un momento di costruzione dei nessi e di piattaforme dei soggetti che si
battono per la difesa dei beni comuni, contro la logica delle
privatizzazione dei servizi pubblici che il governo intende riproporre e
per affermare un’idea alternativa di gestione pubblica partecipata e di
autogoverno degli stessi.

I processi di sfruttamento, privatizzazione e speculazione in atto sui
nostri territori mirano infatti ad erigere nuove palizzate intorno ai
beni comuni, nuove enclosures. Meccanismi di accumulazione del profitto
sostenuti e favoriti da sospensioni continue dello stato di diritto, in
cui l'ordine pubblico diviene, in alcuni casi, uno stato di
militarizzazione e repressione.

Proponiamo a tutti/e di attivarsi nei singoli territori, costruendo
nessi tra i diversi comitati ed attivando, per la giornata del 12
Ottobre, una grande mobilitazione in tutta Italia che possa
rappresentare il primo passo comune e l'affermazione di un'alterità
possibile.
I campeggi e le iniziative di lotta che attraverseranno nell’estate
tutta la penisola possono rappresentare un ulteriore momento di
confronto per affinare le modalità di costruzione delle mobilitazioni.

Loro sono un presente di sfruttamento.
Noi siamo un futuro di dignità.



Assemblea Monte Amiata 14/07/2013

lunedì 29 luglio 2013

Incontro al Casale occupato PachaMama a Roma su Riqualificazione degli spazi pubblici abbandonati, Fattorie sociali e Terre ai giovani


A Perugia passa Terre Comuni: "Le terra del demanio a chi non lavora"

La IV Commissione del comune di Perugia  ha approvato ieri l' Ordine del Giorno di Rifondazione Comunista in cui si chiede di affidare in comodato d’uso a singoli cittadini, in difficoltà economica e occupazionale, e/o cooperative e/o associazioni di cittadini create ad hoc, le aree comunali e quelle del demanio idonee alla produzione di prodotti ortofrutticoli e quelle in cui sono presenti esemplari di olivi per la produzione di olio. Dice Emiliano Pampanelli, capogruppo al Consiglio Comunale di Perugia del Prc che questo progetto chiamato “Terre comuni” è  progetto a costo zero grazie al quale l’Amministrazione può migliorare la gestione del territorio e, nello stesso tempo, tramite la produzione e l’eventuale vendita di prodotti da parte di coloro che vi sarebbero impiegati, riuscirebbe a facilitare l’accesso a beni di prima necessità e innescare realtà produttive locali.
Ci troviamo in una fase acuta della crisi - continua Pampanelli - in cui cresce la disoccupazione e i salari hanno perso molto del loro potere d’acquisto non riuscendo a garantire, in molti casi, livelli di vita dignitosi. A questo stato di cose le Amministrazioni locali riescono a rispondere con difficoltà perché, strozzate dal patto di stabilità, hanno sempre meno mezzi per garantire i servizi di welfare e ancora meno per rivitalizzare il tessuto economico e sociale dei territori.
Il progetto “Terre comuni” può rappresentare un valido strumento per stimolare la nascita di nuove realtà produttive in un settore in difficoltà ma che, a nostro avviso, sarà uno dei volani principali della ripresa.
L’idea di favorire il nascere di cooperative alle quali affidare terreni del demanio non utilizzati può essere un valido sostegno lavorativo per tutti quei soggetti che oggi sono esclusi dal mercato del lavoro e soprattutto può stimolare nuovi modelli di consumo sostenibili che salvaguardino il territorio, accorcino la filiera abbattendo i prezzi e migliorando la qualità dei consumi». Così il Capo gruppo di Rifondazione comunista Pampanelli che prosegue:
«Il documento prevede anche che una parte dell’ortofrutta e dell’olio prodotti vengano forniti a prezzi calmierati alle mense comunali e ai Gruppi d’acquisto. Proprio i Gruppi di Acquisto che sono in costante aumento nel perugino dimostrano che esistono importanti margini di abbattimento dei prezzi quando si interviene sulla filiera distributiva, accorciandone i passaggi. Confidiamo che anche in Consiglio comunale l’OdG venga recepito così da far partire quanto prima il progetto».
 Qui di seguito il testo
Al Sindaco del Comune di Perugia
Al Presidente del Consiglio Comunale
ORDINE DEL GIORNO
di iniziativa del Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista
avente per oggetto: “Progetto Terre Comuni”
PREMESSO
-che il nostro territorio si trova in una fase acuta della crisi economica e sociale in cui cresce la disoccupazione e i salari hanno perso molto del loro potere d’acquisto non riuscendo a garantire, in molti casi, livelli di vita dignitosi;
-che le Amministrazioni locali, strozzate dal patto di stabilità, si trovano sempre più in difficoltà nel garantire i servizi di welfare e che hanno pochi strumenti per rivitalizzare il tessuto economico e sociale dei territori;
-che in questa fase sarebbe importante sviluppare progettualità, a costi ridotti per le Amministrazioni, che siano in grado di innescare micro realtà produttive e calmierare i prezzi di prodotti di prima necessità per far fronte alle crescenti difficoltà delle famiglie;
-che a tale proposito il Gruppo di Rifondazione comunista propone all’Amministrazione di avviare un progetto che da qui chiameremo “Terre comuni” in cui vengano dati in comodato d’uso a singoli cittadini e associazioni e/o cooperative di cittadini costituite a tal fine e in difficoltà economica e occupazionale tutte le aree pubbliche, da quelle agricole a quelle verdi, idonee alla produzione di ortofrutta e alla raccolta delle olive;
-che tale progetto rappresenterebbe per l’Amministrazione uno strumento utile per riqualificare e proteggere le aree in questione sottraendole al degrado e riconsegnandole alla socialità, si configurerebbe anche come una forma vantaggiosa di manutenzione di aree verdi comunali e sarebbe un aiuto importante per coloro che vi sarebbero impiegati dal punto di vista lavorativo e di accesso ai prodotti di prima necessità;
-che il progetto “Terre comuni” potrebbe avere dei risvolti interessanti anche in vista della candidatura di Perugia a capitale europea 2019 che, in questo modo, potrebbe vantare la produzione di prodotti tipici della zona fatti dai residenti.
CONSIDERATO
-che il Comune di Perugia ha già sviluppato progettualità che vanno in questa direzione sottoscrivendo con D.G.C. n.374 del 22.09.2011 il protocollo d’intesa tra l’Associazione Nazionale Comuni italiani (ANCI) e Italia Nostra per favorire la diffusione delle iniziative volte alla valorizzazione e riqualificazione degli orti, sinteticamente denominato “Orti Urbani” ed ha individuato come primo sito del progetto l’area del complesso di San Matteo degli Armeni prevedendo di destinare a orto botanico 700 dei 4800 mq di verde complessivi che, ad oggi, è ancora in attesa del piano esecutivo;
-che come da art. 3 del Protocollo, la durata dello stesso è fissata in 24 mesi a decorrere dalla data di sottoscrizione e che quindi la validità dell’intesa scade per il Comune di Perugia il 22.09.2013, ma, può essere rinnovato previo accordo tra i sottoscrittori e/o subire integrazioni e modifiche;
-che in vista della scadenza del Protocollo si ha la possibilità di sviluppare il nuovo programma chiamato “Terre comuni”che potrebbe inglobare il progetto “Orti urbani”.
SOTTOLINEATO
-che il progetto “Terre comuni” intende usufruire di tutte le aree comunali idonee al progetto e di quelle del demanio che siano utili per la coltivazione di prodotti ortofrutticoli;
-che nel progetto “Terre comuni” può essere inserita la raccolta delle olive vista la massiccia presenza della specie arborea olea europeae, comunemente chiamata olivo, all’interno delle aree di verde pubblico comunale già censite per aree (aree cimiteriali; area scolastica; area verde; parchi; viali alberati);
-che, infatti, da una ricognizione fatta dal nostro Gruppo risulta che nelle aree cimiteriali si contano 11 esemplari, 352 nelle aree scolastiche, 908 esemplari nelle aree verdi e 818 nei parchi per un totale complessivo di 2.089 olivi di proprietà comunale;
-che un tale numero di esemplari, se opportunamente coltivati, permetterebbe di avere un raccolto annuo di circa 1.000 quintali di olive e, quindi, una buona produzione di olio;
-che la presenza di tali esemplari è delocalizzata in diverse zone e che in alcuni casi (come in alcuni plessi scolastici, aree verdi presso strutture pubbliche o nei parchi) ci sono agglomerati con almeno o più di un centinaio di esemplari di tali piante;
-che, stando alle informazioni degli Uffici competenti, a parte il Parco di Montegrillo con 428 esemplari di olivi che possiede già una convenzione con una associazione culturale, le altre aree non presentano forme di convenzione per la manutenzione e la cura del verde;
-che, a tal proposito, andranno predisposte delle convenzioni, con singoli cittadini nel caso di piccole aree da destinare all’autoproduzione, e cooperative e/o associazioni di cittadini costituite a tal fine, per la coltivazione di prodotti ortofrutticoli e per la raccolta delle olive in aree più grandi, prevedendone anche la vendita;
-che il progetto “Terre comuni” con la produzione di prodotti ortofrutticoli, la raccolta delle olive e la produzione del relativo olio, sopra descritta, oltre a rappresentare un’utile occasione per restituire aree alla socialità e al decoro urbano e per avere una gestione “vantaggiosa” del verde, può diventare un mezzo per sviluppare attività lavorative spontanee;
-che tra le finalità del progetto può esservi, inserita, tra le altre, quella della fornitura di olio e prodotti ortofrutticoli, a costo calmierato e nel segno della “filiera corta” e dei “km 0”, alle mense del Comune di Perugia gestite direttamente o affidate in gestione o ai diversi gruppi d’acquisto presenti nel territorio;
-che tali Gruppi di Acquisto sono una presenza diffusa nel perugino e dimostrano che esistono importanti margini di abbattimento dei prezzi quando si interviene sulla filiera distributiva, accorciandone i passaggi, con un effetto di calmieramento dei prezzi e una significativa ricaduta in termini di qualità dei consumi e di sostegno ai produttori locali;
-che, vista la presenza di molti degli esemplari di olivi nelle aree scolastiche o in aree limitrofe, si può agevolmente prevedere la partecipazione, con finalità didattiche, degli studenti, in particolar modo quelli delle classi medie e superiori;
-che, parte dell’olio prodotto potrebbe essere elargito, da parte dell’Amministrazione, come dono di rappresentanza in occasione di matrimoni o di visite ufficiali, in quanto prodotto identificativo del territorio e della sua comunità. A tal fine si può prevedere una etichetta dell’olio della città di Perugia facendo partecipare gli stessi cittadini alla definizione del nome e del logo del prodotto.
EVIDENZIATO
-che, in una fase acuta della crisi in cui cresce la disoccupazione e i salari hanno perso molto del loro potere d’acquisto non riuscendo a garantire, in molti casi, livelli di vita dignitosi, sviluppare i progetti sopra descritti rappresenterebbe:
un aiuto importante per coloro che vi sarebbero impiegati dal punto di vista lavorativo e/o di accesso ai prodotti ortofrutticoli,
un mezzo per fornire prodotti a prezzi calmierati alle mense comunali e ai Gruppi di Acquisto,
un mezzo per promuovere modelli di produzione virtuosi, in grado si stimolare l’economia cittadina e nuovi modelli di consumo sostenibili che salvaguardino il territorio, accorcino la filiera abbattendo i prezzi e migliorando la qualità dei consumi,
la gestione del verde a costo zero per l’Amministrazione.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI PERUGIA IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
-a rendere operativo in tempi rapidi il progetto “Orti urbani” relativo al complesso di San Matteo degli Armeni;
-a sviluppare il progetto “Terre comuni” utilizzando tutte le aree pubbliche idonee alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli e di olivi, prevedendo di incrementarle con terreni del demanio effettuando preventivamente idoneo censimento e avviando una convenzione con gli Enti proprietari;
-a prevedere, per il progetto “Terre comuni”, un regolamento che affidi, in comodato d’uso ai singoli cittadini e a cooperative e/o associazioni di cittadini costituite a tal fine, le aree idonee alla produzione di ortofrutta e di olio della città di Perugia e che faccia fede ai principi sopra descritti: sostegno occupazionale e finalità sociali, stimolo dell’economia cittadina e di nuovi modelli di consumo basati sulla filiera corta;
-a prevedere anche tramite l’Ufficio scolastico regionale l’adesione e la partecipazione di scuole medie e superiori al progetto “Terre comuni”.

Capogruppo PRC Comune Perugia
Emiliano Pampanelli
Consigliere PRC Comune Perugia
Carlo Fabbri

giovedì 25 luglio 2013

Tierra y Libertad al casale Pachamama in zona Laurentina Roma


Tierra y Libertad. Non siamo in Chiapas dai movimenti indigeni e contadini zapatisti ma nella periferia romana in zona Laurentina, al Casale Pachamama – Madre Terra, occupato durante l’ondata di occupazioni iniziata lo scorso dicembre con lo Tzunami Tour dei movimenti per il diritto all’abitare. Ad accoglierci ragazzi e ragazze che provengono da diverse esperienze sociali come Arci, Action per il diritto alla casa e cooperativa Rom Future Service. Pachamama è composto da un casale a tre piani, da due manufatti e da una bellissima campagna circostante. Ci spiegano subito come l’obiettivo non sia solo quello di dare una risposta immediata all’esigenza di un tetto per molte famiglie, di per se già straordinariamente rilevante. Gli attivisti del casale ci raccontano come attraverso la pratica della condivisione del comune si possano mettere insieme esperienze e obiettivi in apparenza diversi: accesso alla terra, lavoro, diritto alla casa e integrazione. Pachamama sarà infatti la casa di 15 nuclei familiari che allo stesso tempo creeranno una trattoria biologica con i prodotti degli orti urbani antistanti al perimetro del casale. Sono circa una decina gli ettari di campagna romana che circondano il casale. La proposta di realizzare orti urbani è stata già avanzata agli abitanti del quartiere Eur Papillo nella prima iniziativa realizzata lo scorso 13 luglio. Uno strumento concreto da fornire agli abitanti della zona per auto produrre una parte del cibo necessario al fabbisogno alimentare, abbassare i costi e difendere l’agro romano sperimentando pratiche di condivisione. All’interno del casale si punta anche a realizzare alloggi per accogliere minori e donne in difficoltà, una bottega artigianale, una falegnameria ed un laboratorio di arti grafiche. Nell’occupazione ci sono 5 famiglie Rom che provengono dal campo nomadi sgomberato di Tor de Cenci dove avevano vissuto sin dal 1995 raggiungendo un buon livello di integrazione con i quartieri circostanti. Inaugurato nel 2000 da Rutelli fu il primo esempio di campo attrezzato nella città con un servizio di scolarizzazione realizzato dall’Arci, come ci racconta Paolo Perrini, storico attivista romano e operatore dell’associazione. Nel 2009, dopo anni di disinteresse dell’amministrazione comunale, il triste e drammatico epilogo con la sua distruzione decretata dal piano nomadi dell’ex sindaco Alemanno e della sua ex assessora alle politiche sociali Belviso. “Pachamama sarà il primo esperimento che mette insieme il diritto all’abitare con l’integrazione: nel casale vivranno famiglie italiane e famiglie Rom”, afferma soddisfatto Paolo.

Il progetto Pachamama mette dunque insieme esigenze e specificità diverse che si incontrano all’interno di uno spazio sia fisico che culturale in cui emerge naturalmente un punto di vista generale nuovo, fondato sull’autogoverno, l’autopromozione di reddito, l’accesso alla terra ed il diritto al buon vivere. Giustizia ambientale e giustizia sociale promosse attraverso il metodo della democrazia partecipata e comunitaria. Questa la risposta nuova che nasce dal basso in una periferia in cui i “palazzinari” romani hanno da sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, arricchendosi in maniera smisurata alle spalle di cittadini, paesaggio e ambiente. Il casale sarebbe dovuto essere un “punto verde qualità” come previsto dalla delibera 169 del consiglio comunale approvata il 2 agosto del 1995 dalla giunta Rutelli. Aree di proprietà comunale che venivano concesse in gestione a privati per essere trasformati in parchi attrezzati a ridosso dei quartieri realizzati dagli stessi costruttori. Una moneta di scambio per aver edificato e cementificato nel parco naturale Laurentino-Acqua Cetosa. La procura in seguito ai numerosi scandali ha bloccato i fondi ed i vari punti verdi qualità previsti da Rutelli sono rimasti abbandonati o sulla carta. Se non fosse stato per i ragazzi e le ragazze del Pachamama il Casale sarebbe rimasto ancora un luogo degradato e abbandonato a ridosso di una zona residenziale costruita dall’imprenditore Scarpellini. “Non abbiamo occupato solo perché troviamo inconcepibile un futuro nel quale o si sfrutta fino all’osso la terra, le persone che ci vivono oppure si viene sfruttati. L’abbiamo fatto per restituire alla città uno spazio che vogliamo diventi un baluardo di un’idea dello sviluppo nuova, rendendo la Madre Terra che circonda il casale l’unica protagonista”, affermano gli attivisti del casale. Queste parole accomunano il progetto Pachamama alle soggettività che in Italia e prima ancora nei sud del mondo hanno denunciato la gravità della crisi provocata dal modello capitalista e l’inadeguatezza delle risposte politiche in campo. Linguaggi e pratiche che a partire dallo specifico offrono una visione d’insieme in cui la liberazione dell’essere umano è strettamente connessa a quella della Terra. Queste soggettività nuove forniscono strumenti concreti per poter uscire dalla crisi con le nostre stesse mani sin da subito, rappresentando il miglior antidoto alla crisi di sovranità che investe la politica ed il paese.

Giuseppe De Marzo su Il Manifesto


mercoledì 17 luglio 2013

Decreto che vieta la coltivazione mais Ogm in Italia!

Anche se non è la Clausola di Salvaguardia è un primo passo per il divieto di coltivazione Ogm nel nostro paese (e ancor meglio sarebbe in Europa).
Purtroppo il 70% della mangimistica in Italia è importato ed è già oggi Ogm, mentre poco più di un decennio fa, producevamo tutto il foraggio necessario con coltivazioni dedicate di leguminose.
E' importante ripristinare un Piano Proteico Nazionale per tornare a produrre il foraggio che necessitiamo in modo sano e mantenendo la fertilità della Terra. 


Ogm, De Girolamo: firmato decreto che vieta la coltivazione del mais MON810 in Italia(12/07/2013)

"Con i Ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l'Italia dall'omologazione. La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese".

Questo il commento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo sulla firma del decreto interministeriale con i Ministri della Salute, Beatrice Lorenzin e dell'Ambiente e della tutela del territorio e del Mare, Andrea Orlando, che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà MON810 sul territorio italiano. Il divieto è così in vigore fino all'adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà immediatamente notificato alla Commissione europea e agli altri 27 Stati membri dell'Unione europea.

Il divieto di coltivazione del Mais MON810 è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l'impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011.

Il decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal nostro Governo nell'aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di Organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore.
Le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione europea, cui l'Italia si conforma, ribadiscono la legittimità di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle Regioni conformemente alla sentenza n. 116 del 2006 della Corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, a parità di condizioni sull'intero territorio nazionale.

Coordinamento romano Accesso alla terra incontro Luglio 2013

Comunicato coordinamento romano per l’accesso alle terre pubbliche

agricoltura in città Ieri, 16 luglio, si è tenuto il previsto incontro fra il Coordinamento romano per l’Accesso alle terre pubbliche, l’Assessora all’ Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio, Ricci, e il Commissario dell’ARSIAL Rosati.
Anche nel corso di quest’incontro, così come nei precedenti con il Sindaco di Roma Marino e gli Assessori al Patrimonio Nieri e all’Urbanistica Caudo, abbiamo constatato, con soddisfazione,  la comune convinzione che l’agricoltura sia considerata settore strategico per lo sviluppo economico, l’occupazione, la tutela dell’ambiente e i servizi alle città e una profonda condivisione delle questioni che il Coordinamento ha posto all’attenzione degli interlocutori istituzionali, in particolare per quanto riguarda:

1) Stop al consumo di suolo agricolo
2) No alla vendita del patrimonio agricolo pubblico
3)  Accesso diretto e completo ai dati sul patrimonio rurale con relative infrastrutture di proprietà pubblica, aggiornati con le informazioni sull’attuale uso degli immobili di proprietà comunale
4) Censimento e individuazione di aree immediatamente disponibili e fruibili.
5)  Definizione concordata dei requisiti e dei bandi pubblici per accedere alla concessione delle terre ai fini di uso agricolo e di agricoltura multifunzionale

Il Coordinamento ha rappresentato l’urgenza di dare risposte immediate ai nuovi agricoltori ma anche a quelli che chiedono di accedere alle terre pubbliche per ampliare le proprie aziende e renderle così economicamente più sostenibili.
Crediamo che sia interesse di tutti mettere finalmente in produzione un patrimonio pubblico di così grande valore lasciato da anni in stato di abbandono, troppo spesso consegnato alla speculazione edilizia o al degrado.

Nell’incontro odierno sono stati quindi esaminati i percorsi legislativi e tecnico amministrativi utili a raggiungere risultati immediati e di programmazione di medio periodo, per la creazione di aziende agricole e di agricoltura multifunzionale, con modalità trasparenti di assegnazione delle terre pubbliche, prevedendo inoltre l’accesso a forme di  credito agevolato e alla formazione e riqualificazione professionale.

Nel corso dell’incontro inoltre il Coordinamento ha rappresentato all’Assessora Ricci la necessità di provvedere, da parte della Regione Lazio, alla mappatura delle zone a rischio cambiamento climatico, secondo le indicazioni della Comunità Europea, e alle conseguenti azioni di prevenzione dei danni e adeguata programmazione di lungo periodo.

L’incontro di oggi come quelli con il Comune di Roma proseguono con l’immediata apertura di tavoli tecnici.

Roma, 17 luglio 2013
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