venerdì 26 ottobre 2012

Sovranità Alimentare e Questioni della Terra : Incontro a Firenze 8-9 nov NYELENI

(sotto al testo in inglese del programma dell'incontro c'è la Dichiarazione
Nyeleni Europe 2011 del Forum Europeo per la Sovranità Alimentare svoltosi a 
Krems, Austria, 21 Agosto 2011)

FOOD SOVEREIGNTY MEETING ON LAND ISSUES AT FIRENZE 10+10
(ACCESS TO LAND AND LAND TENURE)

Food Sovereignty in Europe is directly related to the ability of its people to decide how and by whom agricultural resources – including, land, water, seeds and livestock – are cared for.
Access to land is a primary obstacle to achieving Food Sovereignty, which will require a great increase in the farming population. However, for those who do not come from farming families, finding land to farm can be extremely difficult. The increased industrialisation of European farming has made many farms untransferable to future generations because of their size, the price of the land and the obligation to contract high debts. 
(Nyéléni Europe Synthesis Report and Action Plan, August 2011)

How people, communities and others gain access to land, fisheries and forests is defined and regulated by societies through systems of tenure. The rules of tenure determine who can use which resources, for how long, and under what conditions.
The Voluntary Guidelines on the governance of tenure were finalized through intergovernmental negotiations, led by the Committee on World Food Security (CFS). The purpose of these Voluntary Guidelines is to serve as a reference and to provide guidance to improve the governance of tenure of land, fisheries and forests with the overarching goal of achieving food security for all and to support the progressive realization of the right to adequate food in the context of national food security. (Voluntary Guidelines on the Governance of Tenure, May 2012)


AIMS OF THE CONFERENCE
· To discuss the situation of land grabbing in Europe
· To share experiences between different organisations working on land issues and interested in promoting political initiatives on Agrarian Reforms
· To build access to land experiences,
· To launch a new European agrarian reform on the basis of the Guidelines on land tenure


PROGRAMME
8TH NOVEMBER 2012
19H-21H PRE-CONVERGENCE MEETING ON NATURAL COMMONS

9TH NOVEMBER 2012
14H-15H PLENARY SESSION (Plenary with ca. 50 people)
Ø       Restating the Nyéléni Declaration and Action Plan with the focus on Axis 4. (Access to Land)
Ø       Denounce land grabbing in Europe Identification of main requests and useful tools to promote access to land
Ø       Introducing the Voluntary Guidelines on the Responsible Governance of Tenure of Land, Fisheries and Forests in the Context of National Food Security

15H-17H PARALLEL SESSIONS
WORKSHOP_1: Practical experiences on land grabbing and land tenure (ca. 25 people) (Reclaim the Fields)
WORKSHOP_2: Developing policies and an agrarian reform on land tenure (ca.25 people)

17H–18 H FINAL PLENARY (plenary with ca. 100 people)
Ø       Reposts from Parallel Sessions
Ø       Launch a European call and Campaign for agrarian reform initiatives on access to land and land tenure
Ø       Possible connections with other movements working on the topic “access to commons”
Ø       Action planning: ’Transform, Resist and Build’ (Define concrete actions: ECVC meeting in December 2012)

18H-21H CONVERGENCE MEETING ON NATURAL COMMONS



SOVRANITÀ ALIMENTARE IN EUROPA, ORA!
Nyeleni Europe 2011: Forum Europeo per la Sovranità Alimentare
Krems, Austria, 21 Agosto 2011
Proprio in questo momento, i cittadini di tutta Europa stanno sperimentando le prime politiche di
aggiustamento strutturale che i governi stanno imponendo alle loro popolazioni, quelle politiche fino ad ora
prescritte a popolazioni di altre regioni, in particolare del Sud del mondo. Questo con il solo interesse di
salvare il capitalismo e coloro che ne traggono profitto (banche private, gruppi di investimento e
multinazionali). Vi sono molti segnali a indicare che nel futuro prossimo queste politiche antisociali
diventeranno ancora più severe e più estese. Sono al contempo anche iniziate le prime mobilitazioni generali
per denunciare i sistemi economici e di governance che ci hanno portato a questo punto. Noi offriamo -
creativamente e energicamente - la risposta e l’opposizione dei movimenti sociali europei al modello di
agricoltura globale che è il riflesso esatto del sistema capitalista che lo ha creato.
I sistemi alimentari sono stati piegati a servire un’agricoltura industrializzata, controllata da poche
multinazionali del cibo e da un piccolo gruppo di enormi catene di supermercati. Si tratta di un modello
pensato per generare profitti e quindi completamente incapace di adempiere ai suoi obblighi nutrizionali.
Invece di essere un modello dedicato alla produzione di cibo sano, accessibile e di beneficio alle persone, si
concentra sempre più sulla produzione di materie prime destinate alla produzione di agrocarburanti o
mangimi per animali, magari attraverso enormi piantagioni monocolturali. Da un lato, questo ha causato la
perdita smisurata di aziende agricole e di persone che vivevano di quelle aziende, e dall’altro promuove una
dieta dannosa per la salute e povera di frutta, verdura e cereali diversi.
Questo modello industriale di produzione è dipendente da combustibili fossili in via di esaurimento e dalla
chimica; non riconosce i limiti di risorse preziose come la terra o l'acqua; è responsabile di drastiche perdite
di biodiversità e di fertilità del suolo; contribuisce al cambiamento climatico; costringe migliaia di persone a
lavori irrispettosi dei loro diritti più fondamentali; e conduce al peggioramento delle condizioni di lavoro
degli agricoltori e dei lavoratori salariati, in particolare dei migranti. Ci allontana da una relazione rispettosa
e sostenibile con la natura. Questo sfruttamento e trattamento della terra è la causa fondamentale della
povertà rurale e della fame di più di un miliardo di persone nel mondo (come adesso nel Corno d'Africa).
Inoltre, tutto ciò provoca migrazioni forzate, mentre crea un surplus di alimenti industriali che finiscono per
essere scartati come rifiuti o smaltiti nei mercati sia all'interno che al di fuori dell'Europa, distruggendo le
produzioni locali.
Questa situazione è il risultato di politiche alimentari, finanziarie, commerciali ed energetiche, imposte dai
nostri governi, dall'Unione Europea (in particolare attraverso la sua Politica Agricola Comune), dalle
istituzioni multilaterali e finanziarie e dalle multinazionali. Tra gli esempi si possono annoverare le politiche
di deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati agricoli e la speculazione sugli alimenti.
Cambiare la direzione di questo sistema alimentare non funzionale sarà possibile solo attraverso un
riorientamento completo delle politiche e delle pratiche alimentari e agricole. È indispensabile ridisegnare il
sistema alimentare sulla base dei principi della Sovranità Alimentare, soprattutto in Europa, ed è
indispensabile farlo ora.
Di conseguenza più di 400 persone provenienti da 34 paesi europei, dall'Atlantico agli Urali e Caucaso,
dall'Artico al Mediterraneo, nonché rappresentanti internazionali, provenienti da diversi movimenti sociali e
organizzazioni della società civile, si sono incontrati dal 16 al 21 agosto 2011 a Krems, in Austria, per fare
un passo in avanti nello sviluppo di un movimento europeo per la Sovranità Alimentare. Stiamo costruendo,
sulle fondamenta della Dichiarazione di Nyéleni 20071, il diritto dei popoli a definire democraticamente i
propri sistemi alimentari e agricoli senza danneggiare altri popoli o l'ambiente.
Sono giá in atto numerose esperienze e pratiche basate sulla Sovranità Alimentare, a livello locale, regionale
ed europeo, dimostrando la sua applicabilità e la sua necessità.
Siamo persone che condividono valori basati sui diritti umani. Vogliamo la libera circolazione delle persone,
e non la libera circolazione di capitali e merci che contribuisce alla distruzione dei mezzi di sostentamento
delle persone, costringendo così molti a migrare. Il nostro obbiettivo è la cooperazione e la solidarietà in
1 Primo Forum mondiale per la Sovranità Alimentare, che ha riaffermato il quadro internazionale
sulla Sovranità Alimentare. http://www.nyeleni.org/
antitesi alla concorrenza. Ci impegniamo a reclamare e ricostruire la nostra democrazia, una democrazia che
coinvolga ognuno di noi nelle questioni di interesse pubblico e nei processi decisionali sulle politiche
pubbliche, rendendo possibile processi decisionali collettivi su come organizzare il nostro sistema
alimentare. Ciò richiede la costruzione di sistemi e processi democratici, non violenti, liberi dall'influenza
delle multinazionali, e basati su pari diritti e uguaglianza di genere, portando così anche alla soppressione del
patriarcato.
Molti di noi sono giovani che rappresentano il futuro della nostra società e delle nostre lotte. Faremo in modo
che la nostra energia e la nostra creatività consolidi questo movimento. Per fare ciò dobbiamo essere in grado
di partecipare ai processi agricoli e produttivi ed essere integrati in tutte le strutture e processi decisionali.
Siamo convinti che la Sovranità Alimentare non è solo un passo avanti verso un cambiamento dei sistemi
agricoli e alimentari, ma è anche un primo passo verso un rinnovamento più ampio nelle nostre società. Per
questo ci impegniamo a lottare per:
Cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato
Lavoriamo per sistemi resilienti di produzione alimentare, che forniscano cibo sano e sicuro per tutti i
cittadini in Europa, che salvaguardino anche la biodiversità e le risorse naturali, garantendo il benessere degli
animali. Ciò richiede modelli ecologici di produzione e di pesca, nonché una moltitudine di agricoltori di
piccola scala, di coltivatori urbani e pescatori che producano cibi locali quali spina dorsale del sistema
alimentare. Lottiamo contro l'utilizzo di OGM e per crescere e recuperare la grande diversità di varietà non-
GM di sementi e razze animali. Promuoviamo forme sostenibili e diversificate di culture alimentari, a partire
dal consumo di cibi locali e di stagione che rimpiazzino alimenti altamente trasformati. Ciò include un minor
consumo di carne e prodotti animali, provenienti da produzione territoriale e frutto di alimentazione con
mangimi locali e non geneticamente modificati. Ci impegniamo, attraverso l'educazione e la condivisione di
abilità, a ri-abbracciare e promuovere pratiche e saperi in cucina e nella trasformazione dei prodotti
alimentari.
Cambiare il modo in cui il cibo viene distribuito
Lavoriamo per il decentramento delle filiere alimentari, promovendo mercati diversificati basati sulla
solidarietà e su prezzi equi, su filiere corte e relazioni intensificate tra produttori e consumatori attraverso reti
alimentari locali che contrastino l'espansione e il potere dei supermercati. Vogliamo costruire le basi per
sviluppare sistemi di distribuzione degli alimenti adatti alle persone che ne devono fruire e permettere agli
agricoltori di produrre e trasformare il cibo per le loro comunità. Ciò richiede norme igieniche e
infrastrutture appropriate all’ottenimento e promozione di alimenti locali a favore dei piccoli agricoltori.
Lavoriamo anche per garantire che il cibo che produciamo possa raggiungere tutte le persone nella società,
comprese le persone con reddito minimo o inesistente.
Valorizzare e migliorare le condizioni sociali e di lavoro nei sistemi alimentari e agricoli
Lottiamo contro lo sfruttamento e il degrado delle condizioni di lavoro e sociali, per i diritti di tutte le donne
e gli uomini che producono cibo così come per i lavoratori stagionali e migranti e per i salariati nell’industria
di trasformazione, nel settore distributivo e commerciale. Lavoriamo affinché vi siano politiche pubbliche
orientate alla soddisfazione dei diritti sociali che stabiliscano standard sociali elevati e che condizionino i
finanziamenti pubblici al loro rispetto. La società deve dare maggiore valore al ruolo dei produttori di
alimenti e di chi lavora nel settore, per noi questo significa anche garantire redditi decenti. Il nostro obiettivo
è costruire ampie alleanze tra tutte le persone che lavorano nel sistema alimentare.
Rivendicare il diritto ai nostri Beni Comuni
Noi ci opponiamo e lottiamo contro la mercificazione, la finanziarizzazione e la brevettazione dei nostri beni
comuni: terra, semi rurali tradizionali e riproducibili, razze di bestiame e riserve ittiche, alberi e foreste,
acqua, atmosfera e conoscenze. L'accesso a questi beni non dovrebbe essere determinato dai mercati e dal
denaro. Nell'utilizzo delle risorse comuni, dobbiamo garantire la realizzazione dei diritti umani e il
perseguimento dell’uguaglianza di genere, ai fini del beneficio collettivo della società. Riconosciamo anche
la nostra responsabilità nell’usare i nostri Beni Comuni in modo sostenibile, nel rispetto della madre terra,
attraverso un controllo collettivo, democratico e comunitario.
Cambiare le politiche pubbliche che regolano i nostri sistemi agricoli e alimentari
La nostra lotta comprende il cambiamento delle politiche pubbliche e delle strutture di governance che
regolano i nostri sistemi alimentari - dal livello locale fino a quello nazionale, europeo e mondiale –
anche attraverso la delegittimazione delle grandi multinazionali. Le politiche pubbliche devono essere
coerenti, complementari e devono promuovere e proteggere i sistemi e le culture alimentari. Queste
devono inoltre essere basate sul diritto al cibo, sull’eradicazione di fame e povertà, sull'adempimento
dei bisogni umani e sul contributo alla Giustizia Climatica in Europa e nel mondo. Abbiamo bisogno di
un quadro giuridico che garantisca prezzi stabili ed equi per i produttori di cibo, promuova
un'agricoltura rispettosa dell'ambiente, internalizzi i costi sociali ed ambientali nei prezzi degli
alimenti e attui una riforma fondiaria. Un maggior numero di agricoltori in Europa sarebbe la positiva
conseguenza di queste politiche. A loro supporto va anche messo a disposizione un sistema di ricerca
che risponda a obiettivi collettivi e a verifica sociale. Le politiche pubbliche devono portare al divieto
di ogni speculazione sui prodotti alimentari e alla tutela di sistemi e culture alimentari locali o
regionali, bandendo, ad esempio, pratiche dannose come il dumping o l’accaparramento di terre in
Europa, ed in particolare modo nell’Europa dell'Est, o nel Sud del mondo. Lavoriamo per nuove
politiche agricole, alimentari, sementiere, energetiche e commerciali che garantiscano la Sovranità
Alimentare in Europa e nel resto del mondo. In particolare, tutto ciò deve passare per una diversa
Politica Agricola e Alimentare Comune, la rimozione della Direttiva Europea sui Biocarburanti e la
ubicazione della governance globale del commercio agricolo internazionale presso la FAO e non presso
il WTO.
Facciamo appello alle persone e ai movimenti sociali in Europa per impegnarsi, insieme a noi, in tutte
le nostre lotte al fine di riprendere possesso dei nostri sistemi alimentari e di costruire il Movimento
per la Sovranità Alimentare in Europa ORA!


mercoledì 17 ottobre 2012

Occupy Farms: negli USA azione collettiva di riappropiazione e gestione della terra


Non c’è mai stata una rivoluzione senza una riforma agraria; è questo il principio su cui si poggia Occupy Farms (Of), nato sull’onda lunga newyorkese delle tende di Occupy Wall Street (…). Of nasce alla fine del 2011 come azione collettiva di servizio, quando i contadini del New England hanno cominciato a fornire agli occupanti di Wall Street cibo e sostegno; si è creato qualcosa che va oltre slowfood, oltre l’agricoltura biologica a chilometri zero, oltre le vacanze in campagna e oltre la sagra di paese, qualcosa che ha unito tutto questo e che oggi produce reddito e sosteniblità.
Of è una relazione dunque, una relazione tra chi occupa il suolo pubblico delle città e chi occupa la terra per lavorarla, per renderla viva; non stiamo parlando di contadini con zappa e vanga, o almeno non solo: parliamo di persone schiacciate nella loro attività dall’economia di mercato e dalla grande distribuzione, ma che grazie ad Of hanno dimostrato che lavorando la terra si può non solo sopravvivere, ma anche prosperare al di fuori dell’attuale sistema socio-economico: nessun sistema alimentare può sopravvivere se il profitto è prioritario alle necessità umane.
La ricerca di un mondo abbondante e sostenibile (…) la priorità non è più il desiderio ma la necessità delle persone. «Apprezziamo più l’acqua, la terra e l’aria più delle banconote della Federal Reserve – spiegano sul sito web di Occupy Farms – trasparenza, cooperazione, sostenibilità e reddito (non profitto) i valori fondanti.. Il nostro obiettivo è generare reddito e flussi economici per le comunità locali che ci circondano; chiediamo un clima positivo di uguaglianza, accettazione e convivenza civile tra tutte le persone….».

La formazione delle comunità locali sull’agricoltura sostenibile, che contribuisce a stabilire chiaramente la sovranità alimentare della comunità stessa, sono alla base delle occupazione delle fattorie, azioni che vogliono dichiaratamente creare gruppi di lavoro in fattoria e non occupazioni fini a se stesse.
L’iniziativa è esplosa come una bomba ad orologeria, dalla costa est degli Stati uniti si è propagata lungo la linea atlantica per sbucare addirittura dall’altra parte, in California (l’esempio di Occupy Farms più importante): il 22 aprile duecento attivisti hanno occupando il tratto di Gil, un appezzamento agricolo ad Albany in uso dall’Università della California Berkeley come laboratorio a cielo aperto; quello che sarebbe dovuto essere, nelle intenzioni dell’Università e di diverse Ong e attivisti, un punto di riferimento per l’agricoltura sostenibile, è diventato tuttavia il chiaro esempio dello sviluppo esclusivamente commerciale del suolo pubblico.
Compostaggio dei rifiuti, riciclo e riuso, colture locali, sfruttamento delle risorse naturali e cooperazione, l’occupazione è stata tuttavia osteggiata dall’Università stessa che ha visto in pericolo i finanziamenti per la ricerca.
Of tuttavia non è un banale movimento pirata che colpisce, lavora e scompare, ma un movimento che intende riavvicinare l’uomo alla natura, rendendo i concetti di sovranità alimentare e sostenibilità agricola e rifiutando l’attuale modello, che sfrutta intensamente le colture perseguendo la logica del profitto più feudale possibile.

giovedì 11 ottobre 2012

SEMI LIBERI ALL’ACQUASOLA SABATO 13 OTTOBRE 2012 dalle 10.00 alle 19,30 presso Parco Acquasola


Il futuro del nostro sostentamento dipende anche dalle sementi a disposizione di chi coltiva

Vandana Shiva, leader dell'International Forum on Globalization, ha lanciato una campagna mondiale per le
settimane dal 2 al 16 ottobre nella quale concentrare l’attenzione di tutti sulla grave situazione di “schiavitù” al
quale l’uomo sta sottoponendo i semi e sulla non più rimandabile necessità di revisionare la legislazione
attuale in materia di commercializzazione delle sementi con queste parole:
“I semi sono il primo anello della catena alimentare. La libertà dei semi è la base di tutte le nostre libertà. Oggi
questa libertà è seriamente minacciata. Siamo testimoni di un'emergenza dei semi a livello globale. E’
necessario mantenere i semi liberi come “beni comuni”. Le vere forze che hanno generato la crisi, tramite
una morte finanziaria, ora vogliono appropriarsi del benessere reale della società e del futuro, vogliono
appropriarsi dell'acqua e della terra. “
Monocolture, fertilizzanti, pesticidi, lunghi viaggi refrigerati, proprietà intellettuale sui semi... L’agricoltura
cosiddetta moderna applica un modello produttivo industriale ad alto impatto ambientale e sociale che minaccia
le basi della pratica agricola tradizionale, erodendo i saperi millenari degli agricoltori e la biodiversità coltivata.
L’industrializzazione del sistema agricolo ha più a che fare con gli interessi del mondo del petrolio,
della chimica, della finanza, che con il diritto alla sicurezza e alla sovranità alimentare delle comunità e dei
popoli. Il mercato agricolo è sempre più dipendente dal sistema di trasformazione e distribuzione su larga
scala del cibo e dalle fluttuazioni dei mercati finanziari. Oggi mangiamo di più (ossia, consumiamo di più),
ma ci nutriamo di meno: per ottenere gli stessi principi nutritivi di una fetta di pane del 1940, oggi ne
dovremmo mangiare cinque. Un modello alternativo di agricoltura è possibile ed è già in atto: agricoltura
di piccola scala, stagionalità, mercati locali e ricerca partecipata riportano al centro l’agricoltore, la terra, i
consumatori.
Un elemento fondamentale di questa alternativa è legato ai semi. La legge italiana che regolamenta il settore è
però ancora incompleta, gli agricoltori italiani aspettano un decreto ministeriale che regolamenti il loro diritto al
commercio di semi di varietà da conservazione. Si tratta di varietà locali, spesso periferiche rispetto al mercato
agroalimentare, ma fondamentali per le loro qualità organolettiche e il loro valore culturale.
Il diritto alla vendita delle varietà da conservazione garantisce agli agricoltori il miglioramento e
la differenziazione delle loro coltivazioni e a tutti i cittadini la tutela del bene comune della biodiversità agricola
che è alla base del diritto ad un’alimentazione libera e sana.
Per questo la Rete Semi Rurali, con il sostegno di ACRA e Centro Internazionale Crocevia, nel 2011 ha avviato
una campagna per chiedere ai referenti della Conferenza Stato-Regioni e al Ministero delle Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) di riconoscere il diritto dei contadini alla selezione, conservazione e
commercializzazione dei semi di varietà da conservazione.
ASCI Italia sostiene a pieno i principi della campagna per la creazione di una spinta verso le istituzioni
europee perchè vengano modificate le norme a favore degli interessi di pochi che ledono la libertà e offendono il
comune buon senso.
PER SAPERNE DI PIU':
Navdanya International...........http://www.navdanyainternational.it/
La rete semi rurali..................http://www.semirurali.net/
PER FIRMARE L'APPELLO SULLA LIBERTA' DEI SEMI:
http://seedfreedom.in/

martedì 9 ottobre 2012

Terre pubbliche: il pasticciaccio del Comune di Roma


Dai requisiti d’accesso ai criteri di valutazione. L'avviso pubblico per l'assegnazione di due terreni (a Decima e Giustiniana) per l'agricoltura sociale aveva sollevato diversi dubbi. Così il Comune è stato in qualche maniera "costretto" a riconoscere l'erroere e ha deciso di annullare il bando DI E. FARNISI
Una buona notizia a tutto vantaggio del Coordinamento romano per l’accesso alla terra, ma decisamente meno per il Comune di Roma. L’Amministrazione capitolina (con protocollo n. QL/67920 del 5 ottobre 2012) ha annullato il bando (dello scorso 24 luglio) per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale nelle “aree di proprietà di Roma Capitale site in località Giustiniana e Decima”. Perché, come aveva raccontato Paese Sera, il bando era “preconfezionato”. “Vizio di legittimità” è, per l’esattezza, la motivazione che ha portato il Comune a revocare il bando.
Terre pubbliche

Agricoltura, il pasticcio del Comune
condannato a riscrivere il bando

L’ANTEFATTO – Ci avevano visto lungo le organizzazioni romane che da tempo sono impegnate nella lotta per l’assegnazione di terre pubbliche ai giovani agricoltori: il bando, emanato dal Dipartimento comunale per la Tutela ambientale e del Verde, aveva poco di concorrenziale. Tanto che le associazioni non avevano esitato a definirlo “preconfezionato”: dai requisiti d’accesso (troppo restrittivi) ai criteri di valutazione (inesistenti) e dai tempi per fare domanda (troppo stretti) ai terreni messi al bando (uno dei quali non figurante nella disponibilità di Roma Capitale). Il bando, insomma, aveva sollevato diversi dubbi e perplessità. Tra questi, i rumors su una delle tre domande di partecipazione al bando pervenute al Dipartimento: quella della società agricola San Giuseppe, “candidata alla vittoria – secondo alcuni - perché in qualche modo legata al dottor Paolo Gramiccia", che oltre ad essere responsabile della procedura di gara e direttore dell’Ufficio Agricoltura di Roma Capitale, risulterebbe tra i fondatori della fattoria sociale La Sonnina, con cui la San Giuseppe collabora attivamente dal 2010 (http://www.fattorialasonnina.org/portale_sito/it/la-fattoria-sociale.html).
LA REVOCA DEL BANDO - Ora però che l’amministrazione capitolina ha deciso di ritirare il bando per vizio di forma, cooperative e associazioni possono tirare un sospiro di sollievo. A voler essere precisi, la notizia della revoca arriva dopo la lettera di contestazione presentata dalle organizzazioni del Coordinamento romano per l’accesso alla terra al sindaco Alemanno, al segretario generale di Roma Capitale e, tra gli altri, al dirigente dell’Ufficio Agricoltura Paolo Gramiccia (lo stesso che ha firmato la determinazione dirigenziale con cui si annulla il bando).
IL NUOVO BANDO - “Pensavamo che fosse caduta nel dimenticatoio e invece finalmente c’è stato un riscontro” spiega Giacomo Lepri della cooperativa agricola 'Coraggio'. Di venerdì, infatti, la decisione dell’amministrazione di annullare la gara per vizio di legittimità e di approvare, contestualmente, un nuovo bando con criteri pubblici di valutazione delle proposte e dei progetti. “Per noi – conclude Lepri – si tratta senz’altro di una grande vittoria, ma continuiamo a pensare che sul versante delle terre pubbliche ai giovani agricoltori si debba fare di più. Quella dell’accesso dei giovani alle terre di proprietà pubblica è una questione strategica per il futuro dell’agricoltura romana che, di certo, non si risolve con il contentino di tre ettari alla Giustiniana e di sei ettari a Decima”.
 Eleonora Farnisi

LOGOS - Festa della Parola RIPRENDIAMOCI LA VITA, LA TERRA, LA LUNA E L'ABBONDANZA...


Logos – Festa della Parola dall'11 al 14 ottobre a Roma.CSOA Ex-Snia Viscosa, via Prenestina 173 - www.exsnia.it
Terra è la parola da festeggiare quest'anno.




RIPRENDIAMOCI LA VITA, LA TERRA, LA LUNA E L'ABBONDANZA...


Programma:


Sabato 13

ore 16.00:
LA VITA -  contadini contro la crisi: la sovranità alimentare come prospettiva di lotta antiegemonica e recupero collettivo dei bisogni negati...
modera e stimola Enrico di t/Terra - Lazio

ore 18.00:
L'ABBONDANZA - tra mutualismo e acquisto solidale, alternative autorganizzate al consumo depauperante.
Moderano e stimolano Luisa di GasBo e Michela di Campi Aperti

Domenica 14:
ore 10.30:
LA TERRA - 1) la questione delle terre demaniali e la loro svendita ai privati: culmine della speculazione sui territori o possibilità concreta di una vertenza sull'accesso collettivo? In questa sede un confronto con l'esperienza dei Sem Terra (testimonianza di Antonio Lupo) e con le esperienze d'occupazione collettiva recenti in Andalusia (saranno presenti esponenti del Sindicato Obrero del Campo)
modera Fabrizio di Associazione Rurale Italiana

ore 13.00 pausa pranzo

ore 14.30:
LA TERRA - 2) tra alternativa contadina e pratiche alternative per entro la monocultura, come pensare socialmente la riconversione?
modera Crocevia

ore 16.00:
LA LUNA - tra sfruttamento reale ed emancipazione possibile, la questione del bracciantato migrante come fulcro di un progetto di società fondato su rapporti sociali liberati
modera Mimmo Perrotta, università di Bergamo e membro della Rete per la resistenza contadina e bracciantile


Adesioni:

Utopie Sorridenti" - Cosenza
GdL Nuova Agricoltura - Milano
Ass. Crocevia - Roma
BSA - brigate di solidarietà attiva
gruppo di ricerca del Centro Studi per lo Sviluppo Rurale -
Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica dell'Università della
Calabria - Cosenza
Centro Studi Sviluppo Rurale dell'Università della CalabriaTerre Comuni Calabria
Terra Terra - Lazio
Campi Aperti - Bologna
Associazione Rurale Italiana
Movimento per l'Autosviluppo e l'Interscambio Solidale - MAIS
GasBo - Bologna
Gas BiBì - pigneto/torpignattara - Roma
Valli Unite - Piemonte
Coop. IRIS - Cremona
SOS Rosarno - Piana di Gioia Tauro e Corigliano Calabro
Africalabria, uomini e donne senza frontiere, per la fraternità - piana di Gioia Tauro
CortoCircuito Flegreo - Campania
Rete dell'Economia Solidale del Sud
Le Galline Felici - Sicilia
Comitato Italia Amigos Sem Terra
SOC - Andalusia - Stato Spagnolo
Antonio Lupo - CiboSostenibile
Domenico Perrotta - Università di Bergamo
Antonello Mangano - TerreLibere
Stefano LIberti - Il Manifesto

giovedì 4 ottobre 2012

Cooperativa Boschi Uniti



Cooperativa Boschi Uniti: un grande bosco insieme!

Introduzione.

Sempre più nelle nostre zone (i colli tortonesi) i boschi sono in stato di abbandono e la superficie boscata è
in aumento. Questo è una conseguenza del progressivo spopolamento di colline e montagne e del
disinteresse crescente verso attività agricolo-forestali nelle zone più scomode.
L'idea
Vogliamo ricercare modalità a basso impatto ambientale per “cooperare” con l'ambiente naturale e ricavarne
quanto serve per la vita dell'uomo.
Vogliamo acquistare alcuni boschi in questa zona e  cominciare a utilizzarli sia nella maniera tradizionale,
mantenendoli attraverso un taglio “di selezione” o ricavandone la legna attraverso un taglio ceduo, sia per
avviare alcune sperimentazioni che potrebbero trasformarli in una sorta di laboratorio di microeconomia, di
sostenibilità, di creatività, di benessere, secondo le idee e le competenze che ciascun partecipante immetterà
nel progetto e secondo le energie che si riusciranno ad attivare. Vogliamo inoltre contrastare la progressiva
frammentazione dei boschi attuando un processo di riunificazione. Solo lavorando insieme e creando
proprietà indivise riusciremo a perseguire questo obiettivo.
Perchè investire in un bosco?
-     Un ettaro di bosco permette di tagliare circa 50 quintali di legna all'anno senza intaccare il “capitale legna”.
Con  questa legna ogni anno si può riscaldare, con sobrietà, una casa di medie dimensioni. Questo significa che con
un ettaro di bosco correttamente gestito è possibile riscaldarsi per “tutta la vita”.
Un ettaro di bosco costa circa 3000 Euro: con questo piccolo investimento e un po' di fatica fisica ogni anno è
possibile garantire una sicurezza energetica al proprio nucleo familiare per molto tempo.
-     Un bosco cresce ogni anno, da solo, senza che debba essere per forza gestito. Significa che è un capitale che si
rivaluta nel tempo, anno dopo anno. Abbiamo stimato che questo rendimento teorico è di circa dell'1,5%. Scriviamo
teorico perchè per ottenerlo bisogna avere delle economie di scala che non funzionano su un ettaro
-     Un bosco può essere ponte tra città e campagna, mescolando le esperienze, le professioni e le idealità di chi vive in
città con quelle di chi vive in campagna.
-     Un bosco può diventare laboratorio per creare un osservatorio sulla natura e le sue trasformazioni, un habitat per
arte e paesaggio, un percorso didattico per bambini, eventi musicali....
-     Un bosco può diventare il primo motore di una filiera del legno che utilizza le biomasse di scarto per il
riscaldamento mentre il legname può diventare legna da opera, se opportunamente gestito.

-     Un bosco gestito è più sicuro, da un punto di vista ambientale, di un bosco lasciato a se stesso, almeno
per varie decine d'anni. Un bosco mantenuto correttamente protegge il territorio da fenomeni di
erosione, incendi, frane, smottamenti, desertificazione, ecc...
-     Un bosco può diventare motore di attività di studio, costruzione e promozione di stufe altamente
ecologiche.
-      Un bosco più essere una fonte di reddito per qualche persona. Si possono attivare nuove opportunità
 lavorative per giovani, accedere a finanziamenti per il mantenimento, collaborazioni con consorzi  
 forestali e comunità montane.
Come partecipare al progetto?
E’ stata costituita una cooperativa agricola con 15 soci fondatori, un presidente, un vice presidente e un
consigliere. Lo statuto è scaricabile qui. Tutte le persone che vorranno partecipare con noi al progetto verseranno una quota compresa tra 1000 e 9000 Euro (a multipli di 500) e diventeranno a tutti gli effetti soci
della cooperativa e parteciperanno alle sue riunioni e ai suoi progetti.
La cooperativa amministrerà i boschi, godendo delle sovvenzioni della Regione Piemonte e della Comunità
Montana per la pulizia ed il mantenimento dei boschi (lavori forestali), elaborando progetti e stringendo
sinergie con altre entità agricole e non.
Chi può partecipare?
Tutte le persone maggiorenni possono partecipare versando le quote di ingresso nella cooperativa.
Se partecipo al progetto ho un utile?
Non è detto, si seguono le modalità previste per le cooperative. La nostra idea è di reinvestire gli eventuali
utili per promuovere attività che ci permettano di perseguire gli scopi spiegati sopra.
Come posso recuperare il mio investimento?
Nello statuto sono indicati i modi per recuperare i soldi investiti. Si chiede una permanenza minima di tre
anni, in modo da garantire al progetto un po’ di stabilità e continuità. Per il resto ci si rifà alle regole delle
cooperative.
Quanti ettari abbiamo comprato e dove?
Per ora abbiamo comprato circa 10 ettari e stiamo valutando altri acquisti! I boschi si trovano in una valle,
detta “Val Brutta”, tra Malvino e Bastita.

fonte
http://www.boschiuniti.it/partecipa.htm


martedì 2 ottobre 2012

Referendum sui beni comuni?


Che ne dite di un referendum per i beni comuni?

Acqua, suolo, laghi, spiagge, fiumi, foreste, musei e monumenti sono un patrimonio di tutti e non possono essere privatizzati. Un comitato di giuristi ed intellettuali, da Maddalena a Settis, propone un testo serio su cui iniziare a raccogliere le firme. Assemblea pubblica domani a Roma.

Care/i, stiamo vivendo una situazione sociale e politica molto difficile. La crisi continua ad espandere il catalogo delle ingiustizie sociali ed ambientali. Gli effetti delle politiche del governo e dell’UE stanno provocando conseguenze disastrose nelle vite della maggioranza dei cittadini, erodendo qualsiasi speranza per il futuro. Il silenzio e l’apatia della classe dirigente politica aumentano il peso della crisi e tendono a confermare quello che il pensiero unico continua a dire da anni: there is no alternative.
Noi invece crediamo che le alternative ci siano, ma vadano costruite con pratiche e proposte diverse rispetto a quelle messe in campo. Noi crediamo che solo attraverso una piena e consapevole partecipazione dei cittadini e delle cittadine la democrazia del nostro paese potrà essere in grado di frenare la distruzione di diritti operata dal modello economico liberista così caro agli attuali governanti. Crediamo che una forte mobilitazione dal basso sia indispensabile per mettere al centro dell’agenda del paese il dibattito sui principali temi che investono la vita delle persone. Temi come la difesa dei beni comuni, il lavoro, le alternative alla crisi, la riconversione ecologica delle attività produttive, una politica estera di pace e cooperazione, potranno entrare nell’agenda politica solo se i movimenti, le associazioni, i sindacati e la società civile saranno in grado di farli vivere nel paese reale.
L’efficienza economica è diventata oggi l’unica principio che guida la società e la costruzione delle relazioni socio-economiche. E’ questo il principio sul quale fonda la sua etica il pensiero unico. L’assenza di alternative in grado di opporsi a quest’idea deformante della società e del diritto ha causato la rottura dell’equilibro del rapporto tra giustizia e sostenibilità, tra proprietà comune o collettiva e proprietà privata. L’aumento delle diseguaglianze sociali, la distruzione ambientale, la precarizzazione del lavoro e della vita, i tentativi di completa mercificazione e privatizzazione dei beni comuni, sono la conseguenza delle politiche messe in campo dal pensiero unico.
Assistiamo ad un inaccettabile trasferimento della sovranità dal popolo a speculatori finanziari, manager di grandi imprese e banchieri. Siamo addirittura al paradosso in cui i giudizi di mercato vengono riconosciuti come vincolanti nelle scelte giuridiche, come nel caso degli spread o delle transazioni finanziarie. Tali riconoscimenti e stravolgimenti dell’ordine giuridico sono palesemente in contrasto con la nostra Costituzione. Riconoscere tutela giuridica a interessi speculativi è contrario alla legalità costituzionale in quanto interessi che per loro finalità non sono meritevoli di tutela. I giudizi dei mercati NON POSSONO essere giuridicamente vincolanti perché violano l’art. 42 della nostra Costituzione.
Per questo crediamo sia possibile e giusto mettere in campo un Referendum abrogativo che blocchi la privatizzazione dei beni comuni. Un referendum che serva allo stesso tempo ad aprire un dibattito nel paese in un momento storico nel quale gli spazi per la discussione su temi fondamentali della vita sembrano essere stati chiusi da una politica distante, distratta e miope. Pensiamo tra l’altro che sia utile che i cittadini e le cittadine possano essere interrogati e dire la loro su questioni fondamentali come quelle che poniamo in un periodo così importante per la vita democratica di una nazione come sono le elezioni politiche.
Abbiamo avuto la disponibilità di importanti giuristi – Maddalena, Mattei, Schinaia, Vittozzi, Montanari, Settis - che hanno messo in campo un quesito capace di bloccare alcuni degli effetti delle politiche del governo Monti sul tema dei beni comuni (il testo è in calce, ndr).
Pensiamo che questa iniziativa referendaria possa nascere e crescere solo se saranno i soggetti sociali del paese a portarla autonomamente avanti. Queste Referendum appartiene a tutti e non è di nessuno, esattamente come lo sono i beni comuni. Questa è la modalità con la quale vorremmo costruire insieme a tutti il comitato referendario, attraverso le pratiche della democrazia partecipata e comunitaria.
Ci rendiamo conto che i tempi sono stretti, ma il fatto che a metà ottobre si inizieranno a raccogliere le firme per i referendum sul Lavoro potrebbe essere utile.
Vorremmo confrontarci con tutti voi e con quanti più soggetti sociali che in questi anni si sono impegnati per difendere i beni comuni per capire se sia possibile mettere in campo un comitato promotore del referendum, capace di raccogliere le firme e mettere in moto un’iniziativa politica nazionale così ambiziosa.
Per queste ragioni vorremmo invitarvi tutti e tutte ad una riunione da tenersi a Roma permercoledì 19 settembre presso il Teatro Valle Occupato alle ore 15.00.
Nella speranza di poterci incontrare e camminare in tanti e tante, vi salutiamo con affetto
Alberto Lucarelli, Giuseppe De Marzo
* * *
Referendum abrogativo
Quesito: Vuoi che siano abrogate le disposizioni legislative che consentono l’alienazione dei beni comuni ambientali e culturali, come le sorgenti d’acqua, i laghi, i fiumi, le spiagge, i boschi, le foreste, i beni artistici e storici, ecc., e, pertanto, siano deliberate, nei limiti sotto indicati, le abrogazioni parziali delle seguenti leggi o atti avente valore di legge?
- in riferimento alla legge 23 novembre 2001, n. 410, che prevede la vendita del patrimonio immobiliare pubblico dello Stato, sono abrogati: all’art. 1, comma 1, all’ultimo rigo, le parole “distinguendo tra beni demaniali” e la parola “indisponibile”; all’art. 3, comma 1, le parole “L’inclusione nei decreti produce il passaggio dei beni al patrimonio disponibile”; all’art. 3, comma 8, le parole “ai sensi del comma 13”; all’art. 3, l’intero comma 13;
- in riferimento alla legge 6 agosto 2008, n. 133, che prevede la vendita degli immobili pubblici delle regioni, province ed altri enti locali: sono abrogati, all’art. 1, comma 2, le parole “ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile”;
- in riferimento alla legge 15 giugno 2002, n. 112, istitutiva della Patrimonio Stato S.p.A., ”sono abrogati: all’art 7, comma 10, secondo rigo, le parole “e indisponibile”, nonché la frase da “sui beni immobili” a “a favore dello Stato”;
-in riferimento al decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85 sul “federalismo demaniale”, relativo alla regionalizzazione del demanio statale idrico e marittimo, nonché alla provincializzazione di parte di detti demani, consentendone, in ultima analisi, la vendita a privati, sono abrogati: il comma 5, lett. e) dello stesso art. 1 ; il comma 4, dell’art. 2; il comma 1, lett. a) e b), dell’art. 3; il comma 2, dell’art. 3; l’ultima frase del comma 1, dell’art. 4; le lett. a) e b) del comma 1, dell’art. 5; le parole da “quanto salvo” a “presente articolo”, contenute nel comma 2 dell’art. 5; il comma 5 dell’art. 5;
-in riferimento all’art. 23-ter, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 135, relativa alla spending review (il quale, a proposito dell’alienazione di beni comuni, aggiunge talune disposizioni dopo il comma 8-bis dell’art. 33, della legge 15 luglio 2011, n. 111), sono abrogate: la frase “possono altresì essere conferiti o trasferiti ai medesimi fondi i beni valorizzabili, suscettibili di trasferimento ai sensi dell’art. 5, comma 1, lett. e), del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85”, la frase “limitatamente ai beni di cui all’art. 5, comma 1, lett. e), sopra richiamato”, la frase “ovvero con apposita deliberazione adottata secondo le procedure di cui all’art. 58 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche in deroga all’obbligo di allegare il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari al bilancio”, ed infine la frase “l’inserimento degli immobili nei predetti decreti ne determina la classificazione come patrimonio disponibile dello Stato”.
fonte:

lunedì 1 ottobre 2012

Terre Resistenti a Reggio Emilia


TERRE RESISTENTI 13/14 OTTOBRE 2012 REGGIO EMILIA – CASA BETTOLA

In giugno si è avviato ad Empoli un percorso di riflessione e rilancio sul nodo individuato come la t/Terra al tempo della crisi. L’incontro ha aperto uno spazio di confronto sulla terra intesa sia come pianeta Terra, sia come territorio, luogo di vita e di lavoro, di produzioni sociali e materiali. Un nodo dove si intrecciano temi come la ricerca di modelli di produzione e consumo alternativila salvaguardia del territorio e il paesaggiola lotta alla precarietà e lo sfruttamento dei lavoratori migrantila tutela dell’ambiente e la biodiversità.

In luglio il percorso ha proseguito con le giornate di approfondimento a Monopoli.

Il terzo appuntamento di Terre Resistenti a Reggio Emilia in ottobre sarà un occasione per incontrarsi tra agricoltori, attivisti, gruppi di acquisto solidali, spazi sociali e tutte/i coloro che sono interessati ad affrontare il tema, per condividere idee e pratiche e sviluppare nuove esperienze tra progettualità e conflittualità.   

Affronteremo l’agricoltura o in senso più ampio - la terra - come una questione che non riguarda solo gli agricoltori o chi abita il contesto rurale, ma un argomento che riguarda tutte/i coloro che subiscono le conseguenze sociali ed ambientali dei processi di produzione e consumo ad essa legati. Quando parleremo di agricoltura parleremo anche di precarietà e sfruttamento del lavoro vivo, di inquinamento e accaparramento di beni comuni, del territorio e devastazione del paesaggio. Affronteremo quindi la terra come qualcosa che appartiene a tutte/i; qualcosa a cui fare fronte insieme tra mondo rurale e mondo urbano, tra chi lavora la terra e chi da essa si nutre, per mettere in questione un modello di sviluppo che si dimostra sempre meno sostenibile da un punto di vista economico, sociale ed ecologico.         

Cercheremo di contestualizzare il tema al momento storico che stiamo attraversando, la crisi profonda e sistemica, ed analizzare se la terra può esserneuna via di uscita dal basso, un punto di partenza per coltivare una reale alternativa. Dopo anni che sempre più piccole aziende hanno chiuso mentre grandi aziende ne hanno assorbito i terreni, vogliamo discutere come possiamo invertire questa tendenza; come rivendicare la terra per lavorare, produrre e creare ambiti di mercato autogestito e prefigurare quello che può essere un mondo che si va felicemente a sganciare da un concetto di sviluppo capitalistico.

Affronteremo le pratiche di movimenti cresciuti in questi anni che si esprimono sempre di più in contesti locali, tra loro altamente differenziati. Ma che fanno riferimento ad un pensiero globale, che fa si che queste pratiche non corrono il rischio di cadere in un localismo corporativo. Uno  sguardo su come lotte in difesa della terra e il territorio in luoghi e continenti diversi possono essere collegati.  

Durante l’iniziativa ci sarà spazio per condividere esperienze concrete, apparentemente diversi tra loro, che nel nodo della t/Terra possono trovare un comune; orti urbani, mercati autogestiti, bio-osterie sociali, comitati in difesa della terra, cooperative agricole ed esperienze di coproduzione.

Tra gli incontri di approfondimento ci saranno momenti conviviali accompagnati dalle cucine delle bio-osterie di alcuni spazi sociali; momenti preziosiper tessere relazioni tra esperienze e territori diversi.  

PROGRAMMA

SABATO 13 OTTOBRE

16.00 Tavola rotonda – Coltivare idee e pratiche per la terra, il territorio e l’ambiente

Idee globali:
·         Terra come terreno di intervento politico trasversale - tra territori, ambiente, paesaggio, precarietà e lavoro migrante: Lab t/Terra, antiaccademia ribelle dei georgofili  
·         La terra come opportunità contro la crisiArmando  de Matthaeis – Comunità in Resistenza, Empoli
·         Dal territorio ai territori, dalla terra alla Terra – un sguardo globale: Domenico Muchignat -  Yabasta, Bologna

Pausa con pizza del Forno Comune


Esperienze locali: 

      Terra bene comune da difendere: Rete Acqua Suolo, Reggio Emilia
·         Orti collettivi nello spazio urbano: GAS-Tonati, Reggio Emilia
·         Mercati autogestiti e osterie sociali – luoghi delle utopie concrete: Domenico Fantini, Mercantiniera, Parma
·         Un campo di grano collettivo: Silvana Cattani , Pregnano sul Secchia, Modena
·         Una società agricola in comune: Marino Musina - Cooperativa La vigna solidale, Oltrepò Pavese

Dibattito pubblico:
Sono invitati agricoltori, attivisti, associazioni, GAS, spazi sociali e tutte/i coloro che vogliono scambiare idee, pratiche e progetti intorno al nodo della t/Terra.

20.00 Cena delle BiOsterie Sociali

BiOsteria - Casa Cantoniera Autogestita, Parma
Osteria Otromundo – CSA Intifada, Empoli
Osteria Casa Bietola – Casa Bettola, Reggio Emilia

21.30 Concerto con Lapis Train
tra sonorità musicali e ritmiche, dalla bossa nova, al jazz e al funk rock


DOMENICA 14 OTTOBRE

11.00 Tavoli di discussione tematici  - Costruire tessuti resistenti tra mondo rurale e mondo urbano
·         GAS e mercati autogestiti
·         BiOsterie sociali

13.00 Pranzo dall’Osteria Casa Bietola


INFO

Per chi viene da fuori città sarà possibile pernottare tra sabato e domenica contattandoci via mail o telefono:

Simon:               331 6403513      

Giuliano:             331 1231909      


Durante le due giornate ci saranno spazi e laboratori dedicati ai bambini.


Come arrivare:

Casa Bettola – Casa Cantoniera Autogestita
Via Martiri della Bettola 6, Reggio Emilia

Dalla Stazione Ferroviaria
1. Bus numero 5 verso Rivalta, prima fermata in Via Martiri della Bettola, dopo il ponte di S.Pellegrino
(Circa 15 min)

2. Bus numero 4 verso Coviolo – Chiesa, prima fermata in Via Bismantova, dopo il ponte di S.Pellegrino
(Circa 15 min)

Sito:


Incontro Nazionale Genuino Clandestino a Milano


MILANO
5/6/7 OTTOBRE 2012
INCONTRO NAZIONALE DELLA CAMPAGNA GENUINO CLANDESTINO

TERREINMOTO, la rete dei mercati agricoli e delle autoproduzioni, 
impegnata nella costruzione di mercati contadini all’interno della 
metropoli, vi invita a partecipare all’incontro nazionale di Genuino 
Clandestino.
Gli obiettivi di questa iniziativa sono molteplici: dare la possibilità 
a realtà provenienti da tutta Italia che si occupano principalmente di 
autoproduzione di conoscersi e di fare rete, offrire ai cittadini di 
Milano la possibilità di formarsi riguardo a tematiche specifiche 
inerenti la tutela della terra, la biodiversità, i limiti e le 
possibilità dell’agricoltura biologica oggi, l’importanza del libero 
scambio dei semi, creare momenti di convivialità in cui sperimentare 
nuove forme di socialità attraverso la musica ed il cibo.
Come rete TERREINMOTO esprimiamo l’esigenza di una diversa economia 
basata non più esclusivamente su supermercati, consumismo, merci di 
dubbia qualità ed ignara provenienza ma capace invece di creare forme 
alternative di scambio e di consumo, vicine ai bisogni della persona, 
rispettose dell’ambiente e dei produttori stessi.
L’incontro nazionale diventa quindi un momento centrale, perché offre 
la possibilità a noi e a tutti i cittadini di avvicinarsi a questo 
percorso prendendone parte in prima persona.


PROGRAMMA:

VENERDI' 5 OTTOBRE – EX-CHIESETTA DEL PARCO TROTTER
(Via Giacosa 46 o via Padova 69)

h 19.00: Aperitivo a cura di  TERREINMOTO
h 21.00: incontro e dibattito su “Modelli agricoli e occupazione”
Intervengono: Fabrizio Garbarino (ARI), Mimmo Perrotta, Coop. Agr.Valli 
Unite (Piemonte), Gas Del Sole (Milano), TERREINMOTO (Milano)



SABATO 6 OTTOBRE – CASCINA AUTOGESTITA TORCHIERA SENZACQUA
(P.le Cimitero Maggiore 18)

h 10.00-13.00: Tavole rotonde di approfondimento e confronto tra 
cittadini e contadini sulle seguenti tematiche:
- Autocertificazione partecipata
- Accesso alla terra
- Libero scambio delle sementi
- Resistenze cittadine e percorsi di rete; scambio di esperienze e 
nuove prospettive
h 13.30: Pranzo a cura di Mercatork
h 15.00-17.00: Continuano le tavole rotonde di approfondimento e 
confronto tra cittadini e contadini sulle stesse tematiche
h 14.00: Incontro nazionale Campagna Popolare per l'Agricoltura 
Contadina
h 18.00: Assemblea plenaria
h 20.00: Cena a cura di Facecook
h 22.00: Concerto + Dj set in Cascina Torchiera Senzacqua


DOMENICA 7 OTTOBRE – PIAZZA GASPARRI

Mercato contadino e delle autoproduzioni con artigiani e produttori da 
tutta Italia, incontri, spettacoli per grandi e piccini, scambi e 
proiezione del documentario su Genuino Clandestino.

h 09.30: Apertura mercato
h 12.00: La rete TERREINMOTO e la Campagna Genuino Clandestino 
incontrano
Martín Tellechea della Organización Wirajkocha, con il progetto di 
Universidad Rural (Argentina)
h 15.00: Spettacolo per bambini: Freaklown
h 16.00: Presentazione TERREINMOTO e Genuino Clandestino
A seguire proiezione del documentario "Genuino Clandestino"
di Nicola Angrisano, 70 min, Italia, 2011
h 17.30: Spettacolo “Seminiamoli” del Teatro Contadino (Firenze)
h 18.30: Chiusura del mercato e della tre giorni



COME RAGGIUNGERCI
VENERDÌ - PARCO TROTTER: Ingresso principale di via Giacosa 46: MM 
linea 1, fermata Rovereto; Ingresso di via Padova 69: bus 56 da piazzale 
Loreto, angolo via Doria

SABATO - CASCINA AUTOGESTITA TORCHIERA SENZACQUA: Piazzale Cimitero 
Maggiore 18.
Tram 14 o Bus 40; uscita tangenziale Certosa
http://torchiera.noblogs.org/contacts/

DOMENICA- PIAZZA GASPARRI: Metro linea M3 fermata Affori FNM, Bus 
40-41-52

DOVE DORMIRE
CSA BARAONDA: possibilità di dormire al chiuso con sacco a pelo e 
materassino propri, posto per camper e furgoni, posti tenda
Via Pacinotti 13, Segrate (MI)
Passante ferroviario: Linee Suburbane S5 o S6, fermata Segrate
http://csa-baraonda.noblogs.org/about/

Flop delle privatizzazioni agricole


Flop delle privatizzazioni agricole solo 80 milioni dai terreni di Stato

PAOLO FREDIANI ROMA - Dovevano essere sei miliardi di euro, un tesoretto da portare direttamente a riduzione del debito pubblico. Invece, il governo rischia di raccogliere solo briciole. Nel lungo elenco di norme approvate dal Parlamento ma ancora in attesa di decreto attuativo, c' è anche quell' articolo7 della legge di Stabilità dell' anno scorso che prevede la vendita dei terreni agricoli di proprietà del Demanio. Era il novembre 2011, e a capo dell' esecutivo c' era ancora Silvio Berlusconi. La Coldiretti aveva da poco presentato uno studio che, sulla base dei dati Istat e Inea disponibili allora, stimava in 330mila ettari le superfici coltivabili in mano pubblica, per un valore medio di 18.500 euro. Il governo di centrodestra, che di lì a poco si sarebbe dimesso, aveva deciso di cogliere la palla al balzo e vendere le terre per fare cassa. Dopo mesi di ritardi, il ministero delle Politiche agricole ha concluso un primo censimento delle aree che possono essere cedute, e la distanza tra le aspettative e la realtà difficilmente poteva essere più grande. Gli immobili da vendere sono 1853 - a cui se ne sommano 65 da affittare -, per un totale di 60mila ettari. Inoltre, il valore stimato dei terreni è di 82 milioni di euro. Una cifra che, se confermata, difficilmente potrebbe scalfire un debito pubblico che sfiora i 2mila miliardi. Il ministero presieduto da Mario Catania prende le distanze: «Non sono stati i nostri uffici a prevedere sei miliardi di entrate, e l' articolo 7 della legge Stabilità non riporta alcuna cifra». Alcuni terreni potrebbero essere sfuggiti al censimento e il valore di alcuni immobili potrebbe essere sottostimato. Dal conteggio inoltre, sono escluse le aree in mano agli enti locali, che possono dare mandato all' Agenzia del demanio di vendere le loro terre. Ma è difficile aspettarsi grandi sorprese: «Stato, Regionie Comuni non posseggono molti terreni di valore - dice Roberto Pretolani, vicedirettore del dipartimento di Economia e politica agraria dell' università Statale di Milano -. Normalmente la pubblica amministrazione si fa carico di aree difficili da vendere, perché soggette a forti vincoli su ciò che si può costruire, o perché adibite ad attività poco redditizie, come i pascoli». Nel censimento dei terreni cedibili, portato avanti da Ismea e dall' Agenzia del demanio, c' è un altro dato che desta preoccupazione. Per evitare svendite del patrimonio pubblico e speculazioni, la legge ha previsto che gli immobili di valore superiore ai 100mila euro debbano essere venduti con asta pubblica e non con trattativa privata. Peccato che, secondo le prime stime, a valere meno di 100mila euro siano 1738 aree agricole su 1853. A fare da argine agli abusi, rimangono le norme che prevedono il diritto di prelazione per i giovani agricoltori e che, per vent' anni, ai terreni non possa essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola. Resta da vedere come la materia sarà trattata nel decreto attuativo, di cui si attende la pubblicazione dal 30 giugno.