venerdì 8 ottobre 2010

Accesso alla Terra. Una proposta politica

Accesso alla Terra. Una proposta politica

Yo pregunto a los presentes
si no se han puesto a pensar
que esta tierra es de nosotros
y no de el que tenga màs...

Con accesso alla terra si può intendere varie cose, com'è risaltato anche
dall'assemblea genuina clandestina di Perugia. In questo caso mi limito a
prendere in considerazione proprio il significato etimologico dell'espressione:
il problema di come poter aver terra per vivere e riprodursi.
La lotta per l'accesso alla terra ha una dimensione diacronica e geografica
che potremmo definire universale. Da quando la vita collettiva dell'essere
umano si rompe, da quando si spezza la relazione sacrale con la Dea Madre, da
quando cioè nasce la proprietà privata, ci sono uomini e donne che rimango
esclusi dalla proprietà della terra, vedendo cosi messe in serio pericolo la
propria possibilità di vivere e riprodursi (interessante su questo aspetto è il
primo capitolo de “Il ritorno dei contadini”, Silvia Perez Vitoria, Jaca
Book). “Dalla notte dei tempi” fino ad oggi la lotta per la terra, cioè per la
vita, non è mai cessata, anzi è cresciuta proporzionalmente alla concentrazione
in poche mani della sua proprietà. A qualsiasi latitudine e longitudine, uomini
e donne hanno lottato e lottano per un pezzo di terra. Oggi Via Campesina,
straordinario sindacato internazionale nato da quindici anni, raccoglie
associazioni contadine di tutti continenti.
E nell'Italia del 2010, si può o si potrà parlare di lotta per l'accesso alla
terra?
La situazione attuale: due storie esemplari
La prima storia risale a fine settembre. Alla ricerca di una proprietà da
comprare, cioè di qualche rudere e qualche ettaro, quattro ragazzi stanno
visitando l'alta collina umbra, nella zona tra Umbertide e Preggio, tra Monte
Tezio e Monte Acuto; una zona fortemente boschiva, bella, piena di casali
residuo dell'antica struttura mezzadrile. Attualmente la maggior parte dei
casali si presentano , seppur visti da lontano, ben ristrutturati. Ma
l'attenzione dei ragazzi si concentra verso qualcosa in apparenza di molto più
accessibile: un rudere con una cubatura complessiva sui 500 mq, con intorno
una ventina di ettari tra bosco tagliato quest'anno e qualche seminativo
scosceso e pieno di rovi. Quando il proprietario spara il prezzo cade il
gelo: 600 000 euro. I ragazzi s'indignano e parlano di follia, il
proprietario, un anziano contadino amabile, spiega che gli americani hanno
comprato e stanno comprando per cifre ben maggiori. -Tanto-aggiunge-
ristrutturano e ci fanno case vacanze da 1200 euro al giorno. Però ci mettono
tutto eh...piscina, campo da tennis, uno persino il minigolf ha fatto...-
La Terra, le nostre campagne trasformate in residenze e/o parchi divertimento
per ricchi. O ancora per centro di relax per stressati dal bussiness e dalla
città. I prezzi schizzano alle stelle. E chi la Terra la vorrebbe per viverci
e riprodursi spesso costretto, per mancanza o inadeguatezza delle proprie
risorse finanziarie, a rimanere a guardare...

La seconda storia dura circa un anno e mezzo e ha un triste epilogo (o almeno
così pare) il 20 luglio di quest'anno. E' la storia del “Progetto Casa
Bandita”, ossia del tentativo di recupero di due casali e di dodici ettari di
proprietà demaniale nel parco del Monte Subasio attraverso un progetto di
educazione ambientale ed agricoltura biologica. Dopo un anno e mezzo di lavoro
sul territorio, di pressioni, di tira e molla, di lotta, dopo la costituzione
di una cooperativa che comincia a fare educazione ambientale e a lavorare con
le comunità locali, finalmente a fine giugno esce il bando. Non il migliore dei
bandi possibili, non la migliore situazione possibile, ma finalmente la
possibilità concreta di entrare in possesso di questi beni demaniali. Il
collettivo Casa Bandita sistema il progetto, cresciuto in quest'anno e mezzo,
e compie tutte le formalità giuridiche e formali (assurde, pallosissime,
irritanti). A tre giorni dalla scadenza del bando, il 17 luglio, la bomba:-Se
presentate il progetto il bando verrà annullato- riferisce Marco Galli,
direttore della Comunità Montana dei Monti Martani, Serano e Subasio, che poche
ore prima aveva ricevuto la telefonata intimidatoria di Stefano Guerrini,
potente e temutissimo funzionario regionale a capo del demanio in Umbria. “Ti
stai facendo cazzi che non sono tuoi, attento al posto di lavoro e alla
carriera” minaccia al direttore, colpevole di essersi messo contro per far
uscire finalmente il bando. Già perchè l'ingegnere Guerrini le aveva provate
tutte in questo anno e mezzo, arrivando anche a plateali scontri pubblici con
l'ex assessore Riommi e tentando, tra febbraio e marzo, di far sparire la
delibera della giunta regionale del 5 febbraio che autorizzava la CM a mettere
a bando i beni demaniali in questione. Guerrini, potente funzionario che
gestisce il demanio come se fosse roba sua. Visione privatistica della
proprietà pubblica, gestione affaristica e personalistica di tale proprietà.
Lui gestisce le vendite, lui strozzina vecchi affittuari costringendoli a
comprare, lui decide di lasciare in abbandono altri pezzi di territorio per
farli svalutare e poi far fare la speculazione a qualche caro amico. Guerrini,
padre padrone del demanio in Umbria, da sempre avverso al progetto Casa Bandita
perchè lui sogna grandi investimenti, piscine, cubature per il Parco del
Subasio...numeri su cui è più facile speculare ed intascare rispetto al
progetto Casa Bandita, valido politicamente, eticamente e socialmente ma con
pochi investimenti...Morale della favola: il bando viene annullato il 20
luglio, giorno in cui scade, nonostante l'appoggio al progetto della com mon.,
del comune di Nocera Umbra, della CIA, di Sviluppumbria
Il demanio in Umbria non è proprietà pubblica, ma è dell'ing. Stefano
Guerrini. Al massimo può diventare fonte di speculazione, luogo per ricchi e
turisti... ma non sia mai che venga assegnato a chi della terra vuole vivere,
a chi quel territorio vuole proteggere e conservare.
E nelle altre parti d'Italia? Quanti Ing. Guerrini ci sono? Che fine fanno
le terre demaniali, in che stato sono?

La domanda
In Italia attualmente esiste un problema dell'accesso alla terra, cioè
esistono molte donne e uomini che vorrebbero tornare alla Terra, di essa vivere
e con essa convivere, ma che per ragioni economiche non possono permetterselo?
O non vi possono accedere perchè le terre demaniali, numerose e spesso
abbandonate, sono considerate proprietà privata e fonte di speculazione per
burocrati e politici?
In Italia l'accesso alla Terra si configura come esigenza di pochi o come
necessità sociale? C'è una forza sociale che ci consenta di parlare di lotta
per la terra, di rivendicazione del diritto alla terra? O è la percezione
distorta di chi queste terre desidera e anela?

La proposta politica
Nel caso che la risposta alla suddetta domanda sia che il problema
dell'accesso alla terra sia che è un problema che riguarda poche e pochi
personalmente ritengo sia difficile costruirci sopra una lotta ed una
rivendicazione politica. Ciò non significa che chi cerca di accedervi debba
rinunciarvi o che non debba lottare per questo, ma penso che in questo caso non
ci sia la possibilità di costruirvici un'adeguata campagna nazionale per
cercare consenso sociale, di aprire un significativo ciclo di lotte che
affronti il potere frontalmente costringendolo ad una redistribuzione diffusa
delle terre demaniali.
Nel caso in cui invece consideriamo che sia un'esigenza sociale diffusa, che
ci siano le forze, le capacità e le volontà, è nostro dovere aprire una
discussione pubblica per l'organizzazione di un movimento che rivendichi il
diritto alla terra.
All'interno di Genuino Clandestino, movimento di resistenza contadina che
comincia a muoversi, unica realtà italiana in grado di raccordarsi e
raccogliere il testimone della lotta globale dei contadini e delle contadine
di Via Campesina, potremmo cominciare a discutere e ad organizzarci quanti e
quante stiamo rivendicando o vorrebbero rivendicare il diritto all'accesso alla
terra. L'incontro di Napoli è lontano e c'è il tempo per lavorare, per vedere
se nella prossima primavera possiamo lanciare una campagna nazionale per il
diritto alla terra. Una campagna pubblica, fatta di incontri, lotte,
occupazioni, pressioni, inchieste, richieste per aprire una grande vertenza per
la redistribuzione delle terre demaniali.
Ci sono le condizioni, ci sono le forze, c'è l'interesse, c'è la volontà per
la nascita in Italia di un movimento dal basso e autorganizzato che possa
gridare “La terra è di chi la lavora e di chi la difende?”. C'è la possibilità,
all'interno di Genuino Clandestino, di lanciare il Movimento dei Senza Terra
italiani?

mercoledì 7 luglio 2010

Resoconto Accesso alla Terra 5-6 giugno 2010

Incontro sul tema dell’Accesso alla Terra sul Monte Alago 5-6 giugno 2010



L’incontro sul Monte Alago, partecipato da poco più di una dozzina di persone di luoghi differenti del centro Italia, non ha prodotto alcun documento condiviso alla fine della due giorni.
E’ da notare tuttavia l’impegno e la passione con cui sono state approfondite le tematiche dell’accesso alla terra senza purtroppo far emergere operatività sui territori degne di nota.
Piuttosto sono state riportate le singole esperienze personali e la conferma che in alcune zone i mercatini informali sono in aumento (eg. Sibillini).
Temi importanti sono stati usi civici e terre demaniali; molto si è ragionato su cosa vogliamo dire con “diritto alla terra”, su come costruirci intorno un contenuto ed una lotta partecipata ed includente, sui percorsi per arrivare a sollecitare tale diritto con cognizione di causa ed una forza sociale reale.
E’ stata sottolineata l’importanza a livello strategico di rafforzare le reti esistenti nei territori e che logicamente saranno i capi saldi da cui sarà auspicabile far partire una rivendicazione nei confronti delle istituzioni.
Una richiesta che più manterrà il suo carattere “bioregionale” e più troverà quell’intrinseca coesione per raffrontarsi con forza nei confronti di regioni ed enti minori che detengono il demanio pubblico.
Inoltre solo attraverso pratiche di lotta in continuità sul territorio e relazioni di mutuo appoggio fra bioregioni differenti può venirsi a creare la fiducia in un coordinamento nazionale che non sia solo un cappello effimero.
Le rivendicazioni delle terre devono dotarsi in modo concreto di strumenti capaci di scavalcare le pastoie burocratiche e gli attacchi di eventuali speculatori. Ma proprio per questo prima ancora bisogna fare un lavoro di elaborazione dei contenuti. Un lavoro di responsabilizzazione ed impegno che può impiegare tempo ed energia, volto alla consolidazione di principi condivisi, tuttavia mai scontati, cui ispirarsi ogniqualvolta Genuino Clandestino si farà promotore di richieste collettive di gestione di terre.
Sono stati ricordati un po’ i motivi e le storie delle divisioni all'interno dei movimenti rurali; abbiamo riflettuto su come sia auspicabile un superamento di queste basate sul rispetto reciproco (tuteliamo la biodiversità in natura e poi siamo per il monocultivo umano? la battuta J).
Per l’appunto nonostante siano state manifestate alcune criticità riguardo la condivisione di tale percorso con la comunità urbana in lotta, sono state trovate anche le motivazioni per cui questo legame è assolutamente necessario e complementare. Dunque da alcune voci dell’incontro viene ribadita la necessità di unità delle persone nel processo di rivendicazione collettiva e la specularità delle lotte che solo apparentemente sono distanti o svincolate.
Abbiamo parlato molto di comunanze ed usi civici, cercando di capire cosa sono e le torsioni che stanno subendo. Per gli usi civici viene rimarcata l’urgenza di una loro tutela attraverso lo strumento della mappatura. Anche qui è necessario l’impiego di specifiche competenze ed energie. E’ emersa la volontà di provare a far partire una “mappatura dal basso”.
Prendendo spunto dal testo di Vandana Shiva “le comunità locali sono comunanze delle biodiversità” e vanno salvaguardate da attacchi speculativi (dello Stato stesso) e data maggiore coerenza alle loro destinazioni d’uso.
La necessità di preservare queste forme non toglie che sia importante produrre richieste di terra allegate a progetti specifici di pratiche sostenibili e ricerca, educazione ambientale e tutela della biodiversità. E’ responsabilità delle comunità viventi interagire con l’ambiente in modo differente e alle comunità-gruppi che se ne fanno carico va data la possibilità di mettere in pratica queste nuove relazioni.
Sentita è anche la necessità di svincolare una redistribuzione alla creazione di progetti che comunque hanno un valore economico e produttivo. Ciò infatti escluderebbe a priori tutte/i quelle/i che vogliono terra per coltivare per l'autoconsumo, per portare avanti una scelta di vita basata sull'autosufficienza e la decrescita, per vivere in modo libero, salubre e non mercificato.
Le proposte che avanziamo:

- una discussione teorica per definire e significare collettivamente il Diritto alla Terra;

- riteniamo importante aiutare sin da subito chi si sta mettendo in marcia offrendogli riferimenti legislativi e burocratici, ma soprattutto la bozza del progetto LaBandita già approvata dalla Regione Umbria e riproponibile ovunque. Promuovere l’autocreazione di gruppi locali che diano l’avvio ad un confronto tra quanti già hanno ottenuto terra e coloro che la cercano.

- Una mappatura degli usi civici

- Una mappatura di beni demaniali (in primis abbandonati e in disuso) che potrebbero diventare luoghi di comunità viventi con la Terra.

Ogni territorio certamente ha le risorse e i beni per avviare la creazione di realtà autosufficienti alimentarmente ed energeticamente.
Riuscire a creare una lista dei luoghi abbandonati e in disuso darebbe corpo a questo nostro sogno.
Avere segnalazioni da vari luoghi delle bioregioni porterebbe ad avere il materiale su cui lavorare insieme più concretamente.
Da molti/e è stato espresso come addirittura sia difficile capire quali sono le terre disponibili, anche per un certo ermetismo degli uffici locali competenti sul territorio, sempre restii e sospetti a comunicare le proprietà e mappe demaniali.
Ma è qua che si inserisce la passione di chi la Terra la ama e affronta qualsiasi ostacolo.
Insistere e creare fiducia nelle persone con cui parliamo.
E se proprio non vi vogliono sganciare le informazioni e qualche misera visura demaniale del bene che avete individuato e su cui state facendo qualche ricerca, allora non esitate ad appoggiarvi a noi come Mutuo Appoggio, come la Maknovicina siamo pronti a supportarvi.
Come CasaBandita aìnoi abbiamo maturato esperienza in questo percorso di confronto con le istituzioni e vorremmo servisse anche ad altre/i.
Segnaliamoci i casali abbandonati, i terreni in disuso e tutto ciò che è demanio pubblico e che versa nel degrado! Diamo la disponibilità a fare da punto di raccolta e a coordinarci con le altre realtà interessate a fare da raccoglitrici per le segnalazioni.

Quanti ce ne sono? Quanti vorremmo rivedere vissuti o vivere in prima persona?

Diffusa è la voglia e l'esigenza di costruire un percorso comune tra le varie realtà o individui che hanno provato, stanno provando o vogliono provare a chiedere terra demaniale. Un cammino comune che possa servire a dar coraggio e a scacciare le paure di chi sta iniziando, e a dare forza a chi ha già iniziato. Un cammino comune che ci porti a rivendicare dal basso una redistribuzione di terre come un diritto importante e sentito.


Perchè la terra è di chi la lavora, in maniera sostenibile e responsabile.

lunedì 17 maggio 2010

Incontro Monte Alago

1° INCONTRO PER IL DIRITTO
ALL'ACCESSO ALLA TERRA
MONTE ALAGO
5-6 GIUGNO 2010

Dalla mattina del 5 al pomeriggio del 6 per condividere analisi e confrontare esperienze sulla tematica dell'accesso alla terra per tutti e tutte.

Ci saranno momenti di assemblea-cerchio comune e workshop tematici (permacultura e uso sostenibile della terra, esperienze di lotta indigena, educazione ambientale, usi civici).

Avremo a disposizione un forno e una fontana sul luogo. Portate tenda, cibo autoprodotto, semi da scambiare e tanto entusiasmo!!

Per arrivare: sulla Flaminia venendo da Roma superate Nocera Umbra e dopo poco svoltate a destra per Monte Alago (indicazioni per: Casaluna, Salmaregia, Molinaccio), da Gualdo Tadino svoltate a sinistra prima di arrivare al centro di Nocera. Proseguite fino in cima dove troverete altre indicazioni stradali e quelle per parcheggiare.


Casa Bandita

venerdì 7 maggio 2010

Accesso alla Terra

Costruzione Incontro e Mobilitazione

La crisi economico ambientale causata dal capitalismo comincia a provocare piccole inversioni nei fluissi di mobilità dalla campagna alla città, che hanno caratterizzato il mondo dagli anni '50 in poi. Piano piano sempre più persone volgono lo sguardo e la propria progettualità al campo, spesso in fuga da città ormai invivibili e insalubri. Sulla carcassa agonizzante (quanto ancora distruttiva) del capitalismo nuovi paradigmi accompagnano la ricerca di un altro stile di vita, di un altro bioritmo, di un'altra alimentazione, di nuove relazioni.

In questo scenario una nuova generazione comincia a tornare al campo, cercando nelle attività e nella vita contadina una maniera di sfuggire alla tremenda precarietà della metropoli postmoderna e con l'intento di costruire nuove relazioni sociali, ambientali, economiche. Insomma una generazione politica che fa del ritorno alla terra e all'agricoltura contadina una strada per la realizzazione della propria persona e uno strumento di lotta politica per la costruzione di una società post-capitalista.

Però anche questa prospettiva sembra scontrarsi con il problema della proprietà dei mezzi di produzione, cioè con l'accesso alla terra.

"Chi vuole oggi terra in Italia ? Ce ne sono d'avanzo!" penseranno molti.

Invece almeno tre elementi hanno fatto si che accedere alla terra in Italia richieda una discreta quantità di soldi. Innanzitutto la geografia della penisola, con una disponibilità limitata di terre buone, quasi sempre ad appannaggio dell'agribusiness (in Umbria basta vedere il rapporto con il tabacco). Poi la bellezza delle nostre campagne le ha fatte diventare mete per un turismo in forte espansione, spesso d'elite; c'è quindi la tendenza, che ormai investe appieno anche le nostre zone, a trasformare il campo nel salotto per ferie (se non quando vero e proprio centro terapeutico) per ricche e ricchi stressati. Infine la gestione personalistica della proprietà demaniale, che vede il politico di turno a custodire ingenti pezzi di territorio nell'abbandono in attesa che diventino appetibili per qualche speculazione privata.

Ancora una volta la necessità di denaro a voler ingabbiare sogni e fermare cammini. Una situazione insopportabile, soprattutto per chi ha deciso di voltare le spalle al sistema e invece lo ritrova così pesantemente a intervenire sulla propria vita.

E così nel 2010 l'accesso alla terra in Italia torna nell'agenda dei movimenti. Mentre in molte altre parti del mondo è stato sempre uno dei fronti più avanzati delle lotte anticapitaliste, attorno a cui si sono sviluppate esperienze importanti e concrete di costruzione dell'altro mondo possibile (penso agli zapatisti, al MST brasiliano ,etc).

Logicamente la nostra attenzione si rivolge al cospicuo patrimonio demaniale, che addirittura in molti casi versa in stato di abbandono. Un patrimonio costituito da zone marginali (dorsale appenninica, alta collina, valli isolate) poco attraenti e adatte all'agribusiness o ad altre forme di speculazione, ma che da sempre hanno caratterizzato l'agricoltura e le civiltà contadine in Italia.

Beni spesso ostaggio, per incuria o per malafede, delle amministrazioni e burocrazie locali.

Il territorio e i suoli coltivati sono considerati dal potere ancora come terreno da sfruttare in maniera intensiva e con strategie per creare ulteriori e nuove forme di dipendenza nello strato sociale (OGM). A livello politico la grave crisi economica e la conseguente disoccupazione fanno ripensare all'agricoltura come scialuppa di salvataggio. Così nell'arco costituzionale diverse forze hanno cominciato ad accennare al tema della redistribuzione delle terre demaniali. In primis la Lega, che sull'agricoltura ha portato avanti una politica complessa e non scontata, come dimostra anche l'operato di Zaia come ministro. Ma dobbiamo saper leggere e contrastare questa proposta politica, che con tutto il suo appeal demagogico sembra far presa su molte persone. In primis per l'insopportabile razzismo caratteristico della politica leghista: "Terra ai giovani...purché italiani" <>. E poi perchè vincola questa eventuale redistribuzione sempre ad una visione accentuatamente produttivista dell'agricoltura, un sentire quanto mai lontano dai giovani che tornano alla terra per passione, un modo d’intendere il rapporto con l’ambiente che diviene la vera sfida che ci si profila da affrontare a livello educativo.

Infatti nel momento in cui sembra muoversi qualcosa a livello politico e si aprono possibili scenari, dobbiamo saper vincolare con forza il tema dell'accesso alla terra a programmi e progetti di uso sostenibile di questa e di conservazione e tutela del paesaggio e della biodiversità.

Perchè "La Terra è di chi la lavora" , come rivendicava esattamente 100 anni fa Emiliano Zapata, oggi non basta più di fronte al grado di deterioramento del nostro ecosistema. Oggi è necessario aggiungere che la Terra è si di chi la lavora, ma in maniera sostenibile e con rispetto e responsabilità verso le generazioni future.

C'è di più. È necessario con forza introdurre il tema della proprietà collettiva. Proprio ora che gli usi civici vengono presi di mira da una strumentale regolarizzazione statale per la mancanza di una loro mappatura, potrebbero risultare una soluzione (adattata al contesto odierno) percorribile in una nuova proposta e rivendicazione popolare. Dunque redistribuzione delle terre a soggetti collettivi e inalienabilità delle terre assegnate.

Per discutere di tutto ciò, per costruire una lotta comune sul diritto di accesso alla terra, vi invitiamo il 5 e 6 Giugno ad una due giorni sul Monte Alago (Nocera Umbra)